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Maxi sequestro di beni per gli uomini di Messina Denaro

matteo messina denaroPalermo. Un patrimonio del valore stimato di 38 milioni di euro e riconducibile al capomafia latitante Matteo Messina Denaro ed alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara (Trapani) è stato sequestrato dai Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani.

Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Trapani, su proposta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, si lega a indagini che hanno portato all'arresto di esponenti di spicco dell'organizzazione criminale.

Il sequestro ha riguardato aziende olearie, attività commerciali, abitazioni, terreni e numerosi rapporti bancari, distribuiti tra le province di Trapani, Varese e Milano.

I beni sequestrati fanno capo Filippo Greco, Simone Mangiaracina e Vito Signorello, tutti ritenuti esponenti del clan di Campobello di Mazara, e agli imprenditori Antonino Moceri e Antonino Francesco Tancredi, arrestati il 12 dicembre 2011 per associazione mafiosa e fittizia intestazione di beni, nell'ambito di un'indagine che aveva anche ricostruito le dinamiche interne della cosca e la conflittualità tra due schieramenti riconducibili rispettivamente a Leonardo Bonafede e Francesco Luppino.

Quest'ultimo era appoggiato da Messina Denaro e grazie a questo aveva allargato il suo potere nell'organizzazione criminale Gli accertamenti patrimoniali hanno evidenziato una gestione occulta di società e imprese che monopolizzavano di fatto il mercato olivicolo e il settore dell'edilizia, e sono risalite al patrimonio disseminato tra i prestanome della mafia campobellese, che possedeva per loro tramite non solo aziende ma anche vasti terreni nel Trapanese e nella provincia di Varese.

Il sequestro ha colpito 2 strutture industriali, 4 società attive nel settore olivicolo, 181 immobili, tra cui ville, appartamenti, magazzini e terreni agricoli, 20 autovetture, nonchè 43 rapporti bancari e 5 polizze assicurative. In particolare, la misura ha riguardato gli oleifici "Moceri Antonino & C. srl" e "Eurofarida srl", secondo quanto emerso di fatto controllati da Leonardo Bonafede, che nel 1993 li aveva intestati fittiziamente Tancredi e Moceri.

La mafia inoltre investiva inlavori commissionati alle imprese riconducibili al Rosario Cascio, ritenuto il braccio imprenditoriale di Messina Denaro. Sono stati inoltre sequestrati i beni di Filippo Greco, titolare di società immobiliari e di costruzioni nella provincia di Varese, e indicato come principale finanziatore della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara.