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Agenzia di Stampa Italpress
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Mannino ed il diritto di omertà

mannino

La situazione ha del paradossale. Calogero Mannino, recentemente prosciolto dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, viene chiamato a deporre al processo sulla trattativa tra Stato e mafia e fa scena muta. Se non mi avessero indagato avrei parlato, ha riferito l'ex ministro. Ma ci si può permettere questi atteggiamenti per una questione così delicata? A termini di legge si, ma dalla vicenda escono tutti sconfitti.

Sembra quasi che l'intera vicenda sia imputabile alla lesa maestà piuttosto che alla ricostruzione minuziosa dei passaggi che testimoniano un momento (uno dei tanti, in realtà) in cui lo Stato dialogò con la mafia, improvvisamente armata e diretta a colpire non solo la Repubblica Italiana, ma anche gli altri poteri forti tramite attentati in luoghi simbolici. In quel periodo la mafia chiese un netto alleggerimento del 41 bis come condizione preliminare per la fine del periodo stragista e apparati dello Stato si dimostrarono disponibili alla trattativa.

Davanti al procuratore aggiunto Antonio Ingroia e ai sostituti Nino Di Matteo, Lia Sava e Paolo Guido l'ex ministro Mannino non ha proferito parola, mentre con i giornalisti ha dato molte risposte:

Mi aspettavo di essere sentito come persona offesa o al massimo come persona informata sui fatti, invece mi ritrovo indagato e ho scelto dunque di avvalermi della facoltà di non rispondere, se fossi stato sentito in altra veste avrei contribuito a fornire delucidazioni e opinioni su quella tragica stagione del ’92 la cui ricostruzione storica è sempre più necessaria, e invece devo sopportare ancora una volta il gioco di pretese accusatorie assolutamente prive di fondamento. Io sono una vittima innocente della mafia che mi voleva colpire con l’uccisione prima e con la calunnia dopo

Il messaggio però è un altro. Io con quelli non ci parlo, io con chi indaga e chi mi ha accusato ingiustamente non voglio avere contatti. A chi deve arrivare questo messaggio e cosa più importante, qual è l'interesse sociale di una presa di posizione che ancora una volta, in un modo o nell'altro, non ha aiutato nessuno a chiarire cosa accadde tra il 1992 ed il 1993, quando già Falcone e Borsellino erano stati immolati alla ragion di Stato?