Lo scorso 23 maggio, il pescatore di Porticello (Pa) Cosimo D'Amato, era stato condannato all'ergastolo dal gup di Firenze Mario profeta per avere recuperato e fornito alla mafia il tritolo per gli attentati del 1993 di Milano, Roma e Firenze( e per la procura di Caltanissetta anche Capaci).
Estraeva l'esplosivo dalle bombe che raccattava con le sue reti. Nel fondo dei mare, bombe, residui bellici della seconda guerra mondiale, inesplosi, fornendolo poi per le stragi.
Ieri, a seguito dell'udienza dello scorso 27 giugno, la sesta sezione penale della Cassazione ha depositato la sentenza 37425, nella quale con una "motivazione strutturata in maniera del tutto logica e coerente, fondata su un attento esame degli elementi probatori raccolti", è stato respintoi l ricorso presentato da D'Amato contro il suo arresto nel novembre 2012 con l'accusa di strage, devastazione e detenzione di esplosivo
Fondamentali per il processo, svolto con rito abbreviato, le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza.
La difesa, affidata all'avvocato Corrado Sinatra, ha sempre sostenuto che D'Amato "non sapeva a cosa servisse il tritolo". I giudici della Cassazione, la pensano in modo diverso e hanno convalidato quanto emerso dall'inchiesta della DDA di firenze partita nel 2011 e che ha portato all'arresto, confermando invece sia la consapevolezza di D'Amato riguardo l'utilizzo del tritolo, che la presenza del pescatore sulla spieggetta di sant'Elia alla consegna dell'esplosivo per le stragi del '92, oltre alla fornitura di esplosivo nel 1993.
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