Salvatore Ligresti nasce a Paternò nel 1932 da una famiglia modesta, sarebbe statao impensabile allora immaginare la sua ascesa.
Raccontare la sua vita, invece, significa passare attraverso mezzo secolo di storia italiana. Dalla Sicilia alla Lombardia, il racconto degli intrecci indossolubili tra politica e sistema economico che hanno connotato soprattutto gli anni 70 e 80.
In realtà, la notizia dell'arresto ha portato sgomento in città. Lui, l'ingegnere, lascia a tutti in città la sensazione di non avere più speranza. "Quando c'era lui almeno c'era lavoro" - scrivono sui social.
Dopo la laurea in Ingegneria, si trasferisce a Milano e qui entra a far parte del gruppo dei compaesani di successo. Tra questi il più famoso fu proprio "l'Illustrissimo" Michelangelo Virgillito - facoltoso imprenditore nato come lui a Paternò ed oggi ricordato per essere tra i maggiori benefattori della città - e il suo socio Raffaele Ursini. E' dai due che Ligresti impara molti dei segreti del suo mestiere ed è proprio grazie a loro che entra a fa parte della "Milano che conta".
Un passaggio di consegne sembra segnare l'inizio del successo di Ligresti, Ursini eredita da Virgillito la Liquigas ma, dopo il repentino fallimento e prima di trasferirsi in Brasile, decide di vendere parte delle azioni della Sai proprio a Ligresti.
Nel frattempo, un'altra famiglia siciliana, quella dei catanesi Massimino, comincia la sua ascesa al potere e sono proprio loro a vendere altre azioni al giovane e perspicace Ligresti, consententogli di iniziare definitivamente il suo importante percorso nel mondo della finanza italiana.
Il matrimonio con Antonietta Susini rappresenta un vero colpo di coda. Figlia di un noto imprenditore milanese, con lei in quegli anni Ligresti diventa "il patron del cemento". Costruisce arterie stradali e importanti quartieri di Milano. Sono gli anni della cementificazione e Turi ne è il re, non solo in Lombardia ma in quasi tutta Italia.
Il cerchio non si chiude e il sostegno morale tra paternesi continua, è nota a tutti la secolare amicizia con la famiglia La Russa. E', infatti, proprio il capostipite di questi, il senatore Nino La Russa, nonché padre di Ignazio, a prendere sotto braccio il giovane Ligresti negli anni che seguirono accreditandolo con i più importanti soggetti politici del palcoscenico nazionale.
Ma un tacito accordo lega l'amicizia tra le due galassie ed è per questo che nei Cda di Fondiaria Sai c'è sempre stato almeno uno dei La Russa. Cosa che nessuna delle due famiglie ha mai tenuto nascosta.
Ligresti è scaltro, comunque, più di quanto gli altri immaginano, ed è così che va oltre, iniziando un'altra amicizia importante, addirittura con Bettino Craxi che in un momento di diffoltà pare lo sostenga facendolo subito tornare sulla cresta dell'onda. Ma questo non basta a salvarlo, anche Ligresti finisce in manette proprio negli anni di Tangentopoli.
Dopo un periodo buio, l'ingegnere "risorge dalle macerie" ed è proprio dagli anni 80 in poi, grazie all'ennesima importante amicizia, questa volta con Enrico Cuccia, che inizia a controllare i gruppi finanziari più importanti del sistema finanziario italiano, ci sono dentro Mediobanca, Rcs e Pirelli.
La notizia di Expo 2015 è poi un toccasana per l'imprenditore. In pochi anni si potranno costruire grattaceli e palazzi. Ma dove? I quartieri più grandi ed importanti di Milano sono proprio di sua proprietà, "l'autografo" dell'ingegnere, fino a questa mattina, poteva essere indispensabile.
Fino a questa mattina però, quando ancora una volta l'ombra è tornata nella casa lombarda dei Ligresti. Azzerati, in questo momento, i vertici della società e della famiglia.
Ma la scure, in realtà, si è abbattuta già mesi fa. Dopo una serie di segnalazioni e querele da parte dei soci, la Guardia di Finanza aveva sequestrato una valanga di materiali consegnando addirittura 14 avvisi di garanzia, fra i quali anche quello al Patron Ligresti, accusato di essere il responsabile contabile del bilancio del 2010.
La ricapitalizzazione del gruppo e la fusione con Unipol sembrano essere ormai certe, secondo quanto riferito dalle prime notizie, il gruppo finanziario, quindi, non dovrebbe subire ripercussioni.
E' vero anche che dopo il crollo in borsa di stamane, i titoli di Fonsai hanno comunque chiuso in positivo. Stante a questo, i migliaia di dipendenti non dovrebbero temere al momento per il proprio posto di lavoro.