Le sfide di Matteo Renzi sono tante e tutte molto impegnative. Sul nostro premier ci sono più fronti contrapposti di opinioni. Ma tra le mille necessità urgenti che ha il nostro paese richiede a gran voce, una sarà la vera carta di identità del rinnovamento sbandierato dal Partito Democratico. La legge elettorale. Mentre ci ubriacano con soglie di sbarramento, grandezza dei collegi, percentuali varie e senato elettivo o non elettivo, doppi e tripli turni, l'attenzione sembra voler progressivamente scemare sul vero ed unico punto sostanziale di una legge elettorale. Che nel caso italiano rappresenterebbe la vera rivoluzione.
Il punto centrale resta la possibilità o meno di scelta da parte dei cittadini di indicare scrivendolo il nome e il cognome di chi si è deciso di votare. Principio fondamentale, sia prima, che oggi con le riforme in discussione, negato alla nostra democrazia.
Ecco il perché.
Il passaggio è nodale ed è una semplice questione di democrazia diretta. Poter scrivere il nome di chi si è deciso di votare, di fatto, demolisce un sistema, levando il potere decisionale alle nomenclature e ai segretari dei partiti che fino ad oggi hanno scelto tutti i candidati.
Lasciare il pieno controllo a una cerchia ben ristretta di decidere chi inserire o meno nelle liste elettorali, dà alla stessa, il pieno controllo sugli eletti. Oggi è il candidato che deve dire grazie al proprio segretario di partito per averlo inserito in una lista più o meno sicura. Ed è proprio al segretario o dirigente di partito di turno a cui risponderà per tutta la legislatura e non certo a chi lo ha votato. Perchè senza preferenze non si votano i candidati ma il simbolo del partito, particolare non secondario. Così, di fatto, il partito potrà sempre dire al candidato che la sua elezione è avvenuta grazie al simbolo della lista.
Cosa cambierebbe se ai cittadini potesse essere data la facoltà di scrivere un nome sulla scheda elettorale? Tutto! I Per prima cosa così facendo, non sarebbero più i candidati a doversi rendere appetibili ai partiti, ma sarebbero i partiti a dover convincere qualcuno a candidarsi con loro. Ciò vuole dire che non potrebbero essere più dei "perfetti sconosciuti" e "amici vari" ad essere inseriti in lista, ma i partiti dovrebbero mettere in lista persone che i voti li prendono davvero, cioè individui credibili agli occhi dell'opinione pubblica. Ovvio che per fare questo, cioè per attirare persone di spessore e credibilità i primi a doverlo diventare dovrebbero essere i partiti stessi. La cosa già rappresenterebbe una novità vera.
Ma gli effetti della preferenza non finirebbero qui.
Visto che, chi venisse eletto con il sistema delle preferenze, potrebbe contare su un consenso vero e documentabile,( e perciò risponderebbe direttamente al vincolo di mandato conferitogli dai propri elettori e non al favore concesso da qualche eminenza di partito), prima di "sbuttanarsi" con votazioni ad alzata di mano prestabilite dal proprio partito, prima di votare leggi, emendamenti, e leggine che nulla hanno a che vedere con gli interessi reali del paese, ci dovrebbe pensare non una, ma due, tre e quattro volte! In definitiva ogni parlamentare sarebbe leader del proprio elettorato, come giusto che sia... è facile intuire che questo è inaccettabile in una composizione democratica come quella Italiana.
Nessuna legge elaborata dall'attuale classe politica ci darà mai la possibilità di scrivere la nostra preferenza nominale sulla scheda elettorale, perchè questa sarebbe l'unica vera rivoluzione democratica che manderebbe a casa la maggior parte di tutti coloro che oggi si arrogano la presunzione di "governarci" a cui chiediamo di fatto di scrivere le leggi per "auto eliminarsi"....
di Ugo Piazza nella foto