Cosa è che ci ha tenuto uniti o meglio, cosa è riuscito a farlo fino ad oggi? ce lo siamo mai domandati veramente? È stata la rassegnazione e la paura.
Da troppo tempo hanno agito come unico collante contro la deflagrazione sociale, sottraendoci ai sogni, alle ideologie e al futuro. E se per questo forse gli dobbiamo anche, in qualche modo, riconoscenza, ora dobbiamo dirgli addio. Abbandonare la sua compagnia, per iniziare a chiederci su chi veramente possiamo contare. Ora bisogna lasciare spazio al coraggio.
Non possiamo accettare che la rassegnazione sia rimasta l'unica vera risorsa di questa città. Da troppo tempo proprio la rassegnazione sembra l'unico programma concreto che la classe politica e amministrativa ha interesse a propinarci, così da poterci lasciare latenti sull'orlo di un abisso. Ostaggi della loro certezza che, tanto alla fine, nessuno è disposto a lanciarsi nel vuoto... e che "u tinto conosciuto è meglio du tinto a conoscere" La stessa logica che ha rigenerato un uomo come Leoluca Orlando che negli ultimi 5 anni anni ha stravolto quello straordinario consenso avuto, tanto da renderlo irriconoscibile per fino a se stesso, lasciando Palermo al suo lento degrado, alla latenza inesorabile della rassegnazione.
Una classe "dirigente" che si genera e pascola sulle emergenze che inesorabilmente condizionano la vita delle persone, mi chiedo come la gente possa continuare a tollerare tutto questo: il degrado spacciato come civiltà, l'esercizio del veto come peso del potere, il potere di non far riuscire invece di quello capace di generare opportunità. Provvedimenti arbitrari e ignobilmente incongrui sbandierati come regole, tutto ciò che andrebbe fatto e che non viene fatto spacciato come sogno prospettico e non come legittimo diritto quotidiano.
La mia generazione, quella dei quarantenni, che doveva essere la prima ad opporsi a questo andazzo, in realtà è stata troppo disponibile, vacua, incerta e indecisa, e perciò sopratutto inconsapevolmente complice.
C'è una parola che ho sempre tenuto a monito nella mia vita, che per me è sempre stata una parola chiave. Una parola che non sento più pronunciare dalle persone, perché spaventate dal nemico che irto e forte sta dinnanzi ad ognuno di noi, esso ci fa credere di essere invincibile. Quello stesso nemico che ci sussurra che l'unica cosa che ci resta da fare è contare sulla buona forte, perché ci ha levato voce, rendendo le nostre parole confuse e incerte, destinandoci a restare indietro. Senza comprendere e da nessuno compresi, isolati dal diritto di vivere in una città degna dei dignitosi.
Quella parola è Passione, l'unica garanzia che bisogna chiedere a chi sceglie di confrontarsi con gli elettori ed essi rappresentare all'interno delle Istituzioni.
Dobbiamo assicurarci che da ora in poi non sarà più cosi perché, ora, la nostra voce dovrà essere consistente e ascoltata, non laconica fuori dal coro ma coro essa stessa.
Perché nessuno di noi dovrà dire mai ai propri figli che i loro tempi saranno oscuri perché noi abbiamo taciuto.
Nell'esercizio dialettico della critica democratica, non voglio dire che coloro che ci hanno preceduti sono stati artefici del disastro in cui si trova la nostra città, sarebbe troppo facile, ma certamente posso dire che non hanno avuto la forza e la passione per cambiare le cose e che da oggi avranno molti meno complici.
#seitulamiacittà
Ugo Piazza