La mafia controllava la gestione dei rifiuti nei paesi dell'Ato Catania Uno Joniambiente, dove la raccolta è affidata alla società Aimeri di Milano. Le infiltrazioni dei boss sarebbero state favorite dall'inerzia di alcune pubbliche amministrazioni dei 18 Comuni che ricadono in quell'ambito territoriale, e dalla totale assenza di controlli. Questo emerge dall'operazione "Nuova Jonia" della Dia di Catania, che ha arrestato 27 persone mentre altre 16, tra le quali amministratori dei Comuni di Mascali e Giarre, sono indagate.
I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, associazione per delinquere, traffico di rifiuti, traffico di sostanze stupefacenti, traffico di armi aggravato dal metodo mafioso e truffa aggravata ai danni di ente pubblico. Ruolo centrale, per gli inquirenti, quello dei fratelli Alfio e Salvatore Tancona e di Roberto Russo, considerati ai vertici del clan mafioso Cintorino. Russo, prima di essere arrestato a maggio dell'anno scorso, era capo del personale per l'appalto della Aimeri.
Scoperte irregolarità nei servizi di igiene pubblica che avrebbero consentito all'organizzazione di lucrare rilevanti vantaggi di natura economica, attraverso la falsificazione dei formulari di raccolta e conferimento in discarica della differenziata e assegnazioni di appalti con procedure di somma urgenza che non potevano avvenite. L'inchiesta ha permesso di scoprire che il gruppo criminale era in possesso di armi, e usava un poligono abusivo a Fiumefreddo per testarle, e che gestiva, con una rete di giovani spacciatori, un traffico di droga nel settore turistico dell'alto Ionio etneo e a Taormina.