La decisione del Pg della Cassazione sul procedimento disciplinare a carico del pm di Palermo Nino Di Matteo, è arrivata. Si farà.
Il provvedimento è stato notificato sia al sostituto procuratore, cui si contesta di "avere mancato ai doveri di diligenza e riserbo" ma anche al procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, per una violazione minore, ovvero il non aver informato i titolari dell'azione disciplinare delle violazioni commesse da Di Matteo.
La vicenda risale allo scorso agosto, quando il pm rilasciando alcune dichiarazioni al quotidiano La Repubblica, avrebbe confermato l'esistenza delle ormai famose intercettazioni "del conflitto", ovvero le telefonate tra fra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l'ex ministro Nicola Mancino, nelle quali il presidente della Repubblica venne intercettato casualmente, in quanto uno dei due interlocutori. Il Pg Ciani aveva chiesto al sostituto Mario Fresa di verificare, se Di Matteo avesse violato il "principio della riservatezza delle indagini" e se al contempo il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo lo avesse o meno autorizzato a rilasciare interviste a La Repubblica.
Di Matteo, alla richiesta della giornalista de La Repubblica di una conferma se ci fossero tra le intercettazioni anche conversazioni telefoniche tra l'ex ministro Mancino e Napolitano aveva risposto: "Negli atti depositati non c'è traccia di conversazioni con il capo dello Stato e questo significa che non sono minimamente rilevanti".
Il Conflitto di attribuzione e la scelta di difendere lo Stato come istituzione e non come popolo
Stato-mafia, rinviata la distruzione delle intercettazioni di Napolitano e Mancino
LEGGI LE ALTRE NEWS SU: WWW.PALERMOREPORT.IT