A bloccare, di nuovo, la distruzione delle intercettazioni delle telefonate tra il presidente Napolitano e l'ex ministro dell'interno Mancino, adesso è il ricorso presentato dai legali di Massimo Ciancimino che parlano di violazione del diritto di difesa per il loro assistito, diritto garantito dall'articolo 24 della Costituzione.
Il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, ha chiesto di ascoltare quelle telefonate, perché il contenuto potrebbe essere rilevante ai fini della sua difesa. Ciancimino jr è accusato nel processo sulla trattativa tra stato e mafia, di calunnia e concorso in associazione mafiosa.
La richiesta rigettata dal giudice Riccardo Ricciardi e che ha spinto gli avvocati Roberto D'Agostino e Francesca Russo a rivolgersi alla Corte suprema. Da qui la sospensione della distruzione delle intercettazioni e il rinvio all'11 marzo; ma la data dell'udienza in Cassazione per il ricorso presentato dagli avvocati di Ciancimino, deve ancora essere fissata ed è dunque improbabile che per quel giorno si possa procedere con la distruzione.
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