Tra le varie tecnologie esistenti per visualizzare qualcosa, l'ologramma è sicuramente la più affascinante. Riesce a dare un effetto 3D perfetto ed in ogni sua parte c'è già la figura finale al completo. Ecco perché il Foro Italico, nelle condizioni in cui lo abbiamo trovato, è l'esatto specchio di Palermo. Ci sono alcune cose buone, ma l'incuria e la cattiva gestione ci consegnano un quadro desolante.
Ne avevamo parlato l'ultima volta a febbraio, registrando gli interventi messi in calendario. A meno di un mese di distanza, siamo tornati sul posto con un fotoreportage di quanto fatto finora. Partiamo dai palermitani. Con il primo tepore primaverile, intere famiglie e gruppi di giovani hanno invaso la zona, trovandosi davanti ad un prato spelacchiato e con pochi ciuffi d'erba. Un campo pieno di pericolose buche, sporco ed in uno stato palpabile d'abbandono.
L'intervento più urgente, quello della ringhiera di protezione e la rimozione dei blocchi di cemento scaraventati via dalla forza del mare, è l'unico di cui sia rimasta traccia. Ma anche lì, un lavoro praticamente finito, è rimasto incompiuto. Gli ultimi due metri di parapetto risultano incompleti, come la nuova pavimentazione, cominciata ma lasciata a metà, con tanto di cantiere, chiuso, in bella vista. Ci addentriamo lungo il "belvedere", trovandoci cavi scoperti ed uno spettacolo desolante.
Poco dietro il sottile muro di arbusti che delimita la parte finale del parco, di fronte l'ingresso di via Lincoln, troviamo una vera e propria discarica a cielo aperto. Troviamo persino il paraurti di una macchina.
In uno stato desolante scopriamo l'esistenza di una sorta di recinto a forma di cuore con due sedili, ancora intatti, isolati dal resto del parchetto, praticamente dimenticato persino dall'autore. Muovendoci di fronte la ringhiera piazzata agli inizi di marzo scopriamo persino una fontanella, ovviamente lasciata ad arrugginire.
Un piccolo ologramma di Palermo dicevamo, dove in una parte puoi trovare il tutto, dove anche il Foro Italico, nel suo piccolo, porta con sé tutte le contraddizioni di una città ricca e restìa a scoprire le sue potenzialità.