Una delegazione di parlamentari grillini, regionali e nazionali, ha fatto un'ispezione a sorpresa in alcuni importanti ospedali della Sicilia, tra cui quello di Villa Sofia a Palermo. Lodevole iniziativa che ha anche riscosso, giustamente, il plauso di chi, a vario titolo, negli ospedali ci lavora. Ma le gravi disfunzioni che i rappresentanti del Mov5Stelle hanno scoperto, un po' ovunque, le conoscevamo bene già da tempo, ma proprio tutte. Contratti in scadenza con conseguenti vuoti d'organico, lunghe attese, attrezzature ancora imballate mai utilizzate, ascensori spesso in tilt, ambienti per il pubblico fatiscenti. L'elenco delle cose che non vanno potrebbe allungarsi all'infinito. Insomma non avevamo bisogno del blitz panstellato per sapere che in Sicilia, da sempre, abbiamo una sanità pubblica, al netto degli sforzi eroici quotidiani di medici, paramedici, ausiliari e personale amministrativo, che fa acqua e che aggrava con le sue carenze lo stato di sofferenza dei pazienti e delle loro famiglie. Una sanità pubblica preda, fin dalla creazione della terra, degli appetiti dei politici e dei partiti che ne hanno fatto una prateria in cui scorrazzare per conquistare voti e clientele. Il punto allora è un altro. I problemi li conosciamo già, sono le soluzioni che mancano oltre le affermazioni di principio, o meglio, ci sarebbero ma non si vogliono adottare. Io direi che occorrerebbe cominciare dall'inizio, per esempio gridando forte e chiaro "basta con le ingerenze della politica nella sanità", quelle ingerenze che fanno male, che nulla hanno a che vedere con l'efficienza e l'interesse collettivo. Poi continuerei con la testa, con la scelta dei manager finora appannaggio dei partiti che non hanno mai guardato alle competenze ma alle appartenenze, di cui un malato francamente non sa cosa farsene. I manager di Asp e ospedali devono essere individuati attraverso bandi pubblici europei con criteri di valutazione rigorosissimi e con curriculum degli aspiranti da spavento. Bisogna istituire a tal fine un'Agenzia indipendente e permanente composta da personalità di altissima competenza, italiane e straniere, che duri in carica due o tre anni, che abbia come compito di predisporre il bando e di valutare, selezionare e controllare, dopo la nomina, i vertici delle strutture sanitarie. Ancora una volta, invece, assistiamo a procedure strane, non chiare e, soprattutto, non idonee nemmeno in astratto a garantire il meglio in termini di capacità gestionali. Nasce il legittimo sospetto, magari faccio peccato, che la politica non voglia togliersi il vizio di mettere le mani dappertutto, anche in un campo in cui deve prevalere, in assoluto, la comprovata professionalità.
Pippo Russo