La Sicilia come laboratorio politico nazionale? Sì, lo è stata lungo tutta la storia repubblicana. Ma adesso, alla vigilia di queste cruciali elezioni regionali, Angelino Alfano, segretario del Popolo della Libertà, spera vivamente che il vecchio adagio venga smentito. Lo ha fatto stamattina dai microfoni di Radio Anch'io: "Voglio augurarmi che le elezioni regionali in Sicilia non siano una prova generale delle Politiche perché lì l'Udc è alleata del partito di Bersani...".
Poi, seguendo il filo del suo ragionamento Alfano precisa come si auguri personalmente che nell'Isola non si assista ad una "sperimentazione di ciò che accadrà a livello nazionale dove Bersani ha già deciso di allearsi con Vendola, mentre Casini dice che con Vendola non farà mai un'alleanza".
Sul risultato del cartello che sostiene Musumeci nella corsa a Palazzo d'Orleans, Alfano ostenta ottimismo: "Il Pdl in Sicilia è sostanzialmente solo perché il Pid è una forza territoriale. Se la coalizione dovesse superare il 30 per cento vi è la dimostrazione che l'area politica alternativa alla sinistra in Sicilia ha ancora una grande consistenza".
In soldoni, non sarà che il responsabile nazionale del Pdl voglia mettere le mani avanti in caso di una vittoria siciliana dell'asse Pd-Udc, con Crocetta presidente? In un momento in cui il partito fondato da Berlusconi si trova a difendersi su più fronti - a cominciare dal Lazio e dalla Lombardia – è meglio disinnescare da subito un'eventuale debacle siciliana, circoscriverla ai confini isolani senza che si inneschi un ennesimo effetto domino su scala italiana. Tutto questo, proprio mentre fervono le trattative per riunificare l'asse dei moderati, mettendo nell'angolo i democratici.