Un piano, quello del bandito Salvatore Giuliano, organizzato nel minimo dettaglio. I Carabinieri dovevano prima essere attirati in un luogo isolato e adatto all'agguato e poi fatti saltare in aria al loro ritorno a Palermo.
Quel giorno, quei giovani Carabinieri, erano di stanza nelle caserme di Carini e in quella di Palermo, la caserma Calatafimi, in attesa del permesso serale.
Alle 18 però arrivò l'annuncio di un attacco da parte della banda Giuliano, alla caserma di Bellolampo a circa 10 km da Palermo.
Fu così che due autoblindo e 5 autocarri dell'Arma mossero in quella direzione. Arrivati sul posto, perlustrarono la zona senza alcun esito positivo. Non trovarono nulla. L'aria era tesa.
Alle 21 decisero di rientrare.
Era il 19 agosto 1949, alle 21,30 sulla strada provinciale SP1, una grossa mina, attaccata ad un filo di ferro, venne fatta saltare. Il filo venne tagliato al passaggio dei primi automezzi, l'esplosivo si posizionò così tra le ruote dell'ultimo convoglio con a bordo 7 Carabinieri. Furono uccisi Giovan Battista Aloe 23 anni, di Cosenza, Armando Loddo 22 anni, di Reggio Calabria, Sergio Mancini 25 anni di Roma, Pasquale Antonio Marcone 27 anni, di Napoli, Gabriele Palandrani 23 anni di Ascoli Piceno, Carlo Antonio Pubusa 23 anni di Cagliari ed Ilario Russo 21 anni di Caserta che morirà il giorno dopo all'ospedale militare di Palermo.
Di seguito fu il caos, i militari rimasti vivi, saltarono giù dai camion e corsero verso il luogo dell'esplosione, in soccorso.
Arrivata la notizia a Palermo, si mossero in direzione Passo di Rigano, il Generale dei Carabinieri Polani, il Colonnello Tuccarin, il Maggiore Jodice, un vice Questore e l'Ispettore Generale della Polizia di Stato, Verdiani. Giunti in quella che oggi è la via Di Blasi, le loro auto vennero colpite da bombe. Un gruppo di banditi li attendeva al passaggio.
Si salvarono tutti per miracolo, riuscendo a scendere dai loro mezzi e a fuggire.
L'eccidio si colloca in un periodo storico delicatissimo, in cui la guerra allo Stato era aperta. In cui contro lo Stato c'erano gli interessi della mafia, della malavita, dei grandi latifondisti e dei separatisti dell'Evis , (l'Esercito Volontario per l'indipendenza della Sicilia)