Pino Masciari è calabrese. Pino Masciari è stato definito dall'ex procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna “uno dei testimoni di giustizia più importanti in Italia”. Pino Masciari ieri è stato lasciato solo dalla sua scorta e da allora non si hanno più sue notizie.
Cosa nostra, Camorra, 'Ndrangheta, quale che sia la mafia che colpisce i nostri imprenditori, il risultato troppo spesso è lo stesso: sono lasciati soli.
Pino ha sfidato la ‘ndragheta che voleva mettere le mani sui suoi cantieri e da allora non ha più pace. E’ un testimone di giustizia che ha mandato in gabbia usurai e cosche, per questo è stato sottoposto al programma speciale di Protezione dei testimoni del ministero dell'Interno. Pare che la scorta che ieri avrebbe dovuto riaccompagnarlo a casa, gli avrebbe comunicato di non poterlo fare e sarebbe andata via. Secondo il racconto della moglie, l’ultima volta che lo ha sentito al telefono è stata ieri alle 8,30. Era terrorizzato, aveva cercato di mettersi in contatto con il comandante del reparto scorte della città in cui vivono per sapere che cosa stesse succedendo ma non è riuscito a parlargli. "La cosa incredibile – racconta Marisa – è che ho incontrato un maresciallo del reparto scorte e lui ha chiesto a me dove fosse mio marito. Deve essere lui, deve essere lo Stato a dirmelo".
Marisa lancia un grido disperato "Ma quale protezione – si sfoga Marisa – in Calabria è un disastro. Lo scorso anno fu lasciato per ore a Vibo solo e con una valigia in mano". Poi torna lucida, non vuole farsi prendere dalla pura “forse si è solo nascosto da qualche parte in Calabria dopo essere rimasto solo”.
Ma nei mesi scorsi anche un altro testimone di giustizia è stato lasciato senza scorta. Luigi Coppola, che vive in auto con la famiglia. “Io per la legalità ho messo in discussione tutta la mia vita – dice Coppola – ma tutti mi hanno girato le spalle. lo stato, la gente. Il comune di Pompei. Il comune di Boscoreale. La prefettura di Napoli. La chiesa di Pompei. La politica. Praticamente io e famiglia non esistiamo".
Testimoni di giustizia, che dovrebbero essere tutelati, agevolati e supportati, perchè hanno avuto coraggio e lo continuano ad avere nonostante tutto, e invece fin troppo spesso non è così. Ignazio Cutrò, l’imprenditore bivonese testimone di giustizia che ha denunciato i suoi estorsori nel processo "Face off" e da allora vive sotto scorta. Ma da allora non ha ancora potuto ricominciare a lavorare. Le mancanze da parte dell’amministrazione pubblica rischiano di mettere in ginocchio lui, la sua famigliae la sua azienda, ormai al collasso. A causa di intoppi burocratici, non riesce ad ottenere il Durc, il documento unico di regolarità contabile: “Ho rateizzato la somma che gli enti mi avevano indicato e, con l’aiuto della Regione Sicilia, ho iniziato a pagare le rate, aspettavo che mi fosse rilasciato immediatamente il documento di regolarità contabile ma così non è stato. L’’Inps - racconta Cutrò – mi diceva che era emersa un’altra cartella di circa 4 mila euro. Decido di pagarla immediatamente. Niente Durc ancora. L’Inps scopre l’esistenza di un altro debito di circa diecimila euro. A questo punto chiedo che le ultime due cartelle venissero unificate e rateizzate e l’ultimo pagamento fosse considerato come versamento della prima rata. Mi è stato risposto di no”. L’imprenditore bivonese è stato costretto a vendere un mezzo di lavoro e che si appresta a venderne un altro.
E c’è Valeria Grasso, l'imprenditrice palermitana, che indicando i suoi aguzzini, esponenti del clan Madonia, ha inferto un durissimo colpo alla cosca. Anche lei vive sotto scorta.
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