Che in Italia la Scuola pubblica, meglio dire di Stato, non sia tra le priorità di chi si siede al governo del paese, di destra o di sinistra non importa, lo sapevamo abbastanza bene. Che la categoria degli insegnanti, conseguentemente, sia tra le più bistrattate in assoluto, anche. Un popolo che non poggia le proprie fondamenta sulla scuola non ha futuro ed è destinato a rimanere tra gli ultimi della classe, è il caso di dire. Siamo tra i pochi paesi che investono briciole nella scuola, nella cultura, nelle innovazioni tecnologiche. Siamo tra i pochi paesi che, sistematicamente, mortifica la professione dell'insegnante pagandoli poco e non mettendoli nelle condizioni, attraverso un costante aggiornamento e strutture idonee, di svolgere al meglio il loro prezioso lavoro. Eppure, come se non bastasse, quasi una beffa, ci si permette pure di chiedere indietro delle somme che erano state elargite in busta paga sulla base di un accordo tra sindacati e Ministero dell'Economia e delle Finanze. Si tratta degli scatti d'anzianità relativi al 2012. Si scopre, adesso, e lo si comunica ai docenti che li avevano percepiti con una nota, in stretto burocratese, a corredo dell'ultima busta paga, che tali somme non erano dovute e che devono tornare indietro con delle trattenute di 150 euro lorde al mese. Il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza non ci sta e innesca uno scontro con il collega dell'Economia Fabrizio Saccomanni. I sindacati preannunciano uno sciopero generale, gli insegnanti rimangono senza parole. Matteo Renzi interviene e dichiara: " Se un ministro delle Finanze chiede indietro 150 euro agli insegnanti mi arrabbio perchè non è Scherzi a parte". Ma, al di là di ogni considerazione specifica sulla qualità della nostra scuola pubblica assai compromessa, nonostante l'eroico impegno quotidiano del personale docente e amministrativo, per colpa della cecità della politica, che serietà è quella di uno Stato che disattende i patti? La risposta è già contenuta nella stessa domanda e, soprattutto, nei fatti esposti.
Pippo Russo