Sembra destinata a non spegnersi la polemica nata a Palermo in occasione del Festino di Santa Rosalia. Ad accendere gli animi la decisione di proiettare sulla facciata della Cattedrale, tra le altre immagini, anche il logo del gay pride.
Il simbolo non è passato inosservato, anzi...
Il primo a parlare è stato don Fabrizio Moscato, segretario dell'arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo.
"Vergogna – scrive su facebook - Stiamo toccando il fondo!". E' stato il primo di una lunga serie di commenti circolati, per buona parte della giornata, soprattutto sui social network.
Silenzio invece, in un primo momento, da parte dell'amministrazione comunale.
Solo in serata viene diffusa una nota stampa in cui si spiega che "Lo spettacolo è stato un modo per narrare la città, una festa per raccontarne le tante parti, rappresentare i tanti tasselli del mosaico che la compongono. Una festa che è stata lo specchio di una città fatta di tante ricchezze, diversità e anime che convivono pacificamente. Il brano letto davanti alla Cattedrale trenta minuti di testi musicali e poetici, esortava all'amore e all'attenzione per il prossimo, ed è stato accompagnato da seimila immagini che narrano la città acriticamente, con ammirazione verso la bellezza data dalla diversità, in un unico corpus da cui non è giusto nè legittimo estrapolare una e una sola immagine".
Questione chiusa? Proprio no.
Per Saverio Romano, Cantiere popolare: ''La provocazione da orgoglio gay ai danni del sentimento religioso e della fede nei confronti di Santa Rosalia si presenta come una gravissima offesa alla Chiesa e ai suoi fedeli. Orlando ne risponda alla città, e i palermitani si facciano una chiara idea del loro sindaco, impegnato solo sul fronte dei diritti civili, con oltraggio alla Chiesa e al suo popolo ma sordo e indifferente alla sofferenza e al grido di dolore della città. Orlando e la sua amministrazione hanno scambiato il Festino di Santa Rosalia con il Gay Pride atto secondo''.
Sulla stessa linea Giampiero Cannella di Fratelli d'Italia: ''L'episodio verificatosi durante il Festino non può passare sotto silenzio. La proiezione di quelle immagini sulla Cattedrale, così come la scelta dei motivi decorativi osceni sui cancelli in tela di Porta Felice non possono essere archiviati come errori di valutazione". "Il Festino di Santa Rosalia - dice - è un celebrazione di religiosità popolare che non può e non deve essere utilizzata surrettiziamente per lanciare messaggi culturali assolutamente in contrasto con la natura dell'evento. Non condivido nulla dell'ideologia che sta dietro al "Pride 2013", ma non ne contesto la legittimità. Il Festino però, non è il carnevale di Rio e poco ha a che vedere con transgender e diritti delle coppie gay. Quelle immagini su un luogo simbolo per i credenti come è la Cattedrale sono un'offesa al sentimento religioso di una città. Chi ha voluto fare una provocazione culturale ai limiti della blasfemia, oppure ha semplicemente sbagliato valutazione, può sempre riparare all'errore, si dimetta".