A dire il vero ci siamo un po' stancati. Questa con le altre, potremmo dire, ma certo è che non dovrebbe passare in sordina come invece sta accadendo. Perché autori come Sciascia e Quasimodo hanno "cresciuto" intere generazioni e badiamo bene, non solo di siciliani. Ci avranno a volte annoiato, a volte rattristato, a volte fatto arrabbiare, spesso fatto sorridere. Ci hanno fatto sentire "siciliani" più di quanto lo siamo in realtà. Qualunque cosa abbiano lasciato in ognuno di noi, pare che nessun altro debba più goderne. Nel 2010 l'allora ministro Gelmini, o meglio l'entourage di certamente illustri professori ed esperti, ha deciso di estromettere dalle linee guida, destinate ai docenti degli istituti superiori, Sciascia e Quasimodo ed Elio Vittorini e tanti altri autori del centro sud, delle marche e dell'Abbruzzo come Alfonso Gatto, Ignazio Silone, Anna Maria Ortese. La scelta ricade sul periodo del '900: "il percorso della poesia, che esordirà con le esperienze decisive di Ungaretti, Saba e Montale, contemplerà un'adeguata conoscenza di testi scelti tra quelli di autori della lirica coeva e e successiva (per esempio Rebora, Campana, Luzi, Sereni, Caproni, Zanzotto,...). Il percorso della narrativa, dalla stagione neorealistica ad oggi, comprenderà letture da autori significativi come Gadda, Fenoglio, Calvino, Primo Levi e potrà essere integrato da altri autori (per esempio Pavese, Pasolini, Morante, Meneghello...)'. Ci chiediamo in base a cosa, autori siciliani, di enorme spessore, siano stati esclusi. Perché questo rifiuto?
Riteniamo scellerata e inopportuna questa scelta. E riteniamo che dovrebbe essere fatto qualcosa. Che dalla nostra terra, dagli insegnanti siciliani, da quanti operano per tutelare "l'identità siciliana", dovrebbe partire un forte e accorato appello al ministro dell'Istruzione Francesco Profumo chiedendo di rivedere le linee guida tracciate e di reintegrare gli autori del sud eliminati.
Questa scelta è un'offesa ad un patrimonio linguistico e letterario, che è quello siciliano che non può essere messo nel dimenticatoio così, con tale facilità. Il cambiamento va bene, ma non su certe cose. La cultura è alla base e questi autori sono denominatore comune della cultura del popolo italiano tutto.
Non ci lasciamo andare mai a commenti, ma questa volta non possiamo farne a meno: VERGOGNA!
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