Un gran bel film da vedere. Pif, Pierfrancesco Diliberto, è un giovane uomo, palermitano di nascita, cittadino del mondo come giusto che sia, un irriducibile appassionato di iris con ricotta, ma sopratutto è un uomo che ha saputo dare il giusto tempo “delle proprie cose” alla sua vita, definendo proprio nelle cose che fa quello che è. Dopo anni di successi televisivi, prima con le Iene e poi con il Testimone, oggi debutta alla regia cinematografica con un gran bel film; La mafia uccide solo d'estate.
E anche in questa sua prima esperienza cinematografica porta con se le caratteristiche innovative, dissacranti e sempre dal sapore di un sano e ironico neorealismo, elementi che lo hanno affermato nel panorama televisivo. Ma c'è qualcosa in più, “la mafia uccide solo d'estate” tratta per la prima volta un tema, su cui speculazioni mediatiche se ne sono fatte a bizzeffe, da un punto di osservazione mai visto prima che strappa sorrisi, lacrime e applausi. Era da tempo che alla fine di una proiezione di un film all'interno delle sale cinematografiche non si sentivano scroscianti applausi di condivisione e apprezzamento. Un film che segna un giro di boa nella trattazione di un tema alquanto spinoso, fatto di stragi, corruzione, omicidi, un film che, a mio modesto parere, avrà due metabolizzazioni diverse dal pubblico. I siciliani, ma ancor di più i palermitani, che gli anni che Pif racconta li hanno vissuti sulla propria pelle, più o meno facendoseli scivolare addosso e chi quegli eventi li ha vissuti e letti solo attraverso i media. Diversità che porteranno ad apprezzare in maniera diversa i due elementi sostanziali del film: da un lato il ricordo e il dolore, le ferite di una città e di un isola piena di martiri, dall'altro la dissacrazione cosciente e di stile di una piaga per l'intero paese, la Mafia.
La mafia uccide solo d'estate è un film da vedere, un film che fa capire la socializzazione spesso convivenza conscia e inconscia che ognuno di noi ha avuto con i “mostri” della mafia. Vicini di casa, insospettabili, padri e madri con cui abbiamo condiviso luoghi e vita quotidiana, sapendo, intuendo e a volte anche accentando.
Pierfrancesco per me è un amico, un uomo che stimo e apprezzo, con cui quando si iniziò a parlare del suo film gli chiesi il perchè anche lui avesse scelto, nel suo primo film da regista, di parlare di Mafia e non di una nuova Sicilia che esiste cresce e si libera. Alla fine aveva ragione lui, e sono molto contento che l'abbia fatto. Così come lo ringrazio per aver trovato il mio nome nei ringraziamenti nei titoli di chiusura, ma nulla io ho fatto di ciò che ognuno di noi dovrebbe fare... dare il proprio piccolo contributo perchè le cose buone accadano.
di Ugo Piazza