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La condanna di Padre Turturro per abusi sessuali su minore sarà ''rideterminata''

Riportiamo quanto inviatoci dall'avvocato difensore di padre Turturro, Ninni Reina che ci ha chiesto di rettificare a quanto da noi pubblicato. "La Corte di Cassazione – scrive – ha annullato, senza rinvio, la sentenza di condanna per intervenuta prescrizione relativamente al fatto più grave (rapporto orale, ndr) contestato a Padre Turturro, ed ha annullato invece, con rinvio, la sentenza di condanna per rideterminare la pena relativamente al fatto più lieve come da Voi stesso definito (il bacio).

Rettifichiamo dunque e ripubblichiamo.

La prescrizione non è un' assoluzione. D'accordo o meno con quanto deciso ieri notte dalla Corte di Cassazione, pro o contro padre Turturro, la sentenza dice che la pena più "grave", quella relativa al rapporto orale con un ragazzino che all'epoca dei fatti aveva dieci anni, è andata prescritta. L'altra, quella più "lieve" è stata tecnicamente annullata con rinvio, che vuol dire che rimane confermata, ma dev'essere rideterminata in termini di durata della pena.

Accogliendo la tesi dell'avvocato difensore Ninni Reina, i giudici della Corte hanno collocato uno dei due fatti (la violenza sessuale) nel 1999 e non più nel 2001 e dunque essendo trascorsi 13 anni, è stato cancellato. Prescritto. Turturro, sacerdote schierato sul fronte dell'antimafia, era finito nei guai nel 2001, dopo essere stato denunciato dalla scuola frequentata da un suo alunno, che all'epoca aveva 10 anni: il bambino pubblicamente aveva ammesso - durante una chiacchierata in classe - di essere stato baciato in maniera intima dal parroco. Proprio questo fatto, più recente, è rimasto in piedi nel processo. Ad essere stato prescritto è un altro episodio, in cui ci sarebbe stato un rapporto vero e proprio, con un altro ragazzino, anche lui di 10 anni circa all'epoca dei fatti. Il religioso aveva sempre protestato la propria innocenza e aveva anche sostenuto di essere stato vittima di una sorta di complotto interno al popolare quartiere del Borgo Vecchio di Palermo, in cui c'è la chiesa di Santa Lucia ed è forte la presenza mafiosa. Ma la ritrosia delle famiglie degli alunni a denunciarlo (solo una poi si è costituita parte civile, con l'assistenza dell'avvocato Paola Rubino) e le tante testimonianze rese al dibattimento nel segno della reticenza e dell'omertà non hanno confermato affatto questa tesi. Finora la Diocesi di Palermo non ha mai sospeso il sacerdote, che, dopo essere stato allontanato dal capoluogo siciliano per un paio d'anni, su ordine del Gip, è adesso responsabile del santuario della Madonna del Ponticello, a pochi passi da via Maqueda, nel centro storico di Palermo.

Nell'ottobre 2011, la Corte d'appello di Palermo aveva confermato la condanna a sei anni (per il reato più grave) e sei mesi (per il reato più lieve) inflitta al religioso. La sentenza adesso sarà rideterminata.