Dopo Palermo, tocca a Catania. Lo scandalo sta (in breve) nel fatto che l'azienda, chieda ai suoi lavoratori di firmare un atto di conciliazione, in cui dovrebbero dichiarare di aver sempre svolto prestazioni di lavoro con contratti di collaborazione autonoma. Nessuna collaborazione subordinata quindi secondo Almaviva. Ma i dipendenti sono di tutt'altra idea e questo lo scorso 14 ottobre, li ha portati a scendere in piazza, perché i loro parametri lavorativi sono esattamente quelli di una prestazione subordinata, con tanto di fasce orari a cui sono legati e ordini di servizio giorno per giorno.
Non intendono firmare nulla quindi, perchè firmerebbero il falso, il che, secondo l'ispettorato del lavoro, potrebbe oltretutto metterli nei guai.
Nel marasma che coinvolge i lavoratori Almaviva, nel caso specifico parliamo dei Lap, ovvero i lavoratori a progetto. Firmando quell'atto, si darebbe un colpo di spugna la passato. Perderebbero i vantaggi dati dall'anzianità degli anni di servizio e, cosa fondamentale per Almaviva, il lavoratore perderebbe la possibilità di fare causa all'azienda.
E il rischio di cause è alto, proprio perché questi lavoratori pare abbiano lavorato tutt'altro che in modo autonomo e non subordinato.
La querelle continua. Dopo la "conciliazione imposta" dall'azienda Amlaviva ai suoi lavoratori a Palermo, la storia si ripete a Catania. "L'azienda – dice Antonio Ferrante, presidente dell'associazione Vivo civile che nei giorni scorsi aveva denunciato quanto sta accadendo – continua a sottoporre ai suoi dipendenti una pseudo conciliazione che uccide i diritti del lavoro, proponendo ai lavoratori un accordo conciliativo omnibus di rinuncia ad ogni rivendicazione in cambio di un possibile rinnovo di contratto. In seguito al nostro intervento su Palermo - continua Ferrante - siamo stati contattati dai lavoratori Almaviva del capoluogo etneo - dove da oggi verrà sottoposta la pseudo conciliazione. Prendiamo atto che l'azienda prosegue nella sua politica in altre sedi siciliane, come se il problema fosse solo legato ai lavoratori palermitani quando si tratta di una battaglia di principio a difesa della dignità di chiunque oggi venga sottoposto a condizioni ricattatorie. Sospendano immediatamente la somministrazione di queste pseudo conciliazioni omnibus in ogni sua sede - continua Ferrante - o romperemo anche noi gli indugi. Crediamo di aver raccolto materiale sufficiente per ottenere l'attenzione delle istituzioni, nonché della magistratura, cui ricorreremo immediatamente se non si fermerà la sistematica cancellazione di ogni diritto, approfittando della crisi e del bisogno.
È tempo - conclude Ferrante - che cada ogni ipocrisia. Troppe aziende nel nostro Paese costringono chi si trova nel bisogno a firmare contratti a progetto per poi seppellirlo con orari massacranti e ordini tassativi. La mia speranza è che la fiamma che si è accesa a Palermo possa estendersi in tutta Italia e dare vita ad un movimento di rivalsa contro i negrieri del Ventunesimo secolo".
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