Intimidazione ai danni di un giovane imprenditore catanese. La testa di una delle sue pecore fucilate trovata davanti la porta di casa.
Emanuele Feltri, 33 anni e un sogno, quello di far rivivere un posto abbandonato rivalutandone le caratteristiche naturali.
Ieri, però, l'ennesima intimidazione: le sue pecore uccise con un fucile da caccia e la testa di una di queste lasciata davanti la porta di casa.
La scena, degna di un film del dopoguerra, si è svolta nella vallata del fiume Simeto, esattamente nella zona di Ponte Barca, a Paternò (in provincia di Catania).
Emanuele, giovane imprenditore catanese si è trasferito in campagna per una scelta di vita, lasciare la città e vivere dei prodotti della natura, rivalutando una meravigliosa zona abbandonata che da anni versa nel degrado nonostante i numerosi progetti di rivalutazione annunciati e mai avviati dalle amministrazioni che si sono succedute.
"Sono un ragazzo di 33 anni che ha una piccola azienda agricola di cinque ettari su una collinetta a ridosso della vallata del Simeto – ci ha raccontato Emanuele - coltivo ulivi arance e ortaggi, pratico la vendita diretta dei prodotti e mi occupo da circa due anni di tutelare la vallata dove vi è un oasi naturalistica istituita nel 2009 ma nei fatti mai gestita".
Da diverso tempo Emanuele è vittima di intimidazioni a danno della sua terra e dei suoi prodotti, nonostante questo continua a battersi per raggiungere i suoi obiettivi.
Fino a ieri, però, quando di rientro da una domenica catanese, il giovane ha trovato le sue pecore trucidate e la testa di una queste lasciata davanti l'uscio di casa.
Un segnale forse, una minaccia o un avvertimento: "Arriverete un giorno lo so, io intanto continuo il mio lavoro quotidiano" - ha commentato il giovane imprenditore lanciando un messaggio sui social network.
Una scena degna di un film degli anni degli anni 50 che raccontava della vita nelle campagne e delle guerre per conquistare pezzi di terra e di pane.
La differenza è che qui non ci si batte per la conquista di un bene ma per la tutela di un diritto, per essere liberi di scegliere del proprio futuro, di cosa vivere e per cosa combattere.
"L'intimidazione è palese ma si va avanti cercando di costruire un percorso di vita coerente ai miei ideali" - è cosi che ha concluso, infatti, Emanuele.