Da mesi non si fa che discutere della presunta, ed è giusto usare il termine presunta, visto i pareri legali che dicono il contrario, incompatibilità del neo sovrintendente del Teatro Politeama di Palermo, l’Avv. Andrea Peria. Il gioco delle presunte incompatibilità è storia degli equilibri politici in cerca di poltrone, questo è ben noto a tutti, ma la domanda che ci poniamo,da un lato è certamente legata al rispetto delle regole che come tali vanno rispettate, ma anche all’ipocrisia che spesso ne governa la strumentalizzazione. Non crediamo che l’Avv. Peria abbia bisogno di alcuna difesa, tantomeno della nostra che non lo è, ma ci poniamo una questione di giusto parametro di giudizio. Prima di tutto stiamo parlando di un Ente Teatrale, pertanto di una risorsa per un’intera collettività, un luogo di cultura e identità, un luogo dell’anima per ogni singolo spettatore. Già questo dovrebbe far riflettere e ridimensionare i “titoloni” dei giornali, per un mero fatto di rispetto per il luogo e per ciò che esso rappresentano. Oltre a ciò forse bisognerebbe più guardare ai risultati… a quello che in qualsiasi altra parte del mondo che funziona, si chiama parametro di meritocrazia. Il teatro Politeama, è innegabile, è tornato a vivere, a essere un punto di riferimento per i cittadini, si è svecchiato con sperimentazione, uscendo dagli schemi classici della sinfonica per contaminarli con prosa e recitazione, di fatto aumentando l’offerta culturale per la città. Oltre a ciò se di merito e buona gestione vogliamo parlare: i bilanci del Teatro sono pubblici e risultano in attivo, l’affluenza al botteghino registra un aumento superiore al 30%, la funzionalità e la comunicazione del teatro è molto migliorata, facendolo uscire dal vecchio anonimato. Tutto questo, allora diciamo che è un mero caso. Così come lo è che avvenga a pochi mesi dall’insediamento del nuovo CdA e del sovrintendente Peria. Certamente è solo fortuna e non capacità manageriale… Perché essere incompatibili solleva molte più polemiche dell’essere bravi amministratori. Un paese che non riconosce il merito è un paese che non ha futuro e pertanto meglio cercare le incompatibilità rispetto agli scroscianti applausi di una platea sempre gremita.