Perchè il sistema politico è al collasso? Perchè i tempi della politica non sono più i tempi sociali. In attesa che la politica decida... l'Italia affonda. Quale è la differenza tra l'economia reale e quella virtuale? tra quella che fa perdere il sonno alle famiglie che non arrivano a fine mese e quella che viene manovrata da un indice di valutazione dello spread? Quante sono le differenze tra le poche persone che da dietro una scrivania governano un'agenzia di reating internazionale decidendo la recessione di un paese piuttosto che di un altro, e un padre che guardando negli occhi il proprio figlio insieme a migliaia di interrogativi a cui non saprà se potrà mai rispondere, trova la forza di crederci ancora. Ormai i dati parlano chiaro secondo BankItalia siamo oltre la soglia dell'allarme sociale. Il 65% delle famiglie italiane possiede un reddito inferiore al necessario ed è in continuo aumento la quota di coloro che hanno un reddito insufficiente a coprire i consumi. Minimi necessari.
Un quadro alquanto allarmante, descritto in due Quaderni di Economia e Finanza di recente pubblicazione di cui nessuno parla più di tanto... da cui emergono “chiari segnali di difficoltà delle famiglie e la quasi totale scomparsa del cosiddetto risparmio. Una parola ormai dimenticata e priva di significato, ma che in realtà era ben ricca di contenuti reali, perché rappresentava l'aiuto per i figli, per i nipoti, un mutuo per la prima casa più basso e tanto altro. Quell'altro dal vero sapore di economia reale.
L'aumento degli squilibri sociali, osservano ancora gli economisti della Banca d'Italia, è messo in luce anche dall'incremento della concentrazione della ricchezza: tra il 2008 e il 2010 la quota di ricchezza netta posseduta dai tre quarti degli italiani con reddito più basso è diminuita a vantaggio della classe più elevata. Che meglio detto... i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
A farne le spese, sono le classi sociali più giovani, economia infatti vuol dire reddito e reddito vuol dire lavoro, un sistema che ormai in Italia è un “cane che si morde la coda”.