L'assassino aveva citofonato per farsi aprire il portone del condominio dove abita la famiglia Petrucci, mentendo a chi ha risposto: "Pubblicità". Una volta dentro, Samuele Caruso ha aspettato armato di coltello l'arrivo di Lucia, l'ex fidanzata, che era in compagnia della sorella Carmela. L'una è rimasta ferita, l'altra uccisa sotto i colpi della furia dell'omicida. E proprio l'accanimento e la ferocia con cui Caruso si è avventato sulle sue vittime hanno spinto il gip di Palermo Maria Pino a convalidare l'arresto del ventitreenne, accusato di omicidio e tentativo di omicidio aggravati dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili. Mentre Caruso si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell'udienza di oggi.
Una "persona pericolosa". Con queste parole viene tracciato dal magistrato il profilo di Samuele, nelle pagine che motivano il provvedimento di conferma del carcere come misura cautelare in attesa che finiscano le indagini e inizi il processo.
Intanto gli inquirenti cercano di ricostruire passo per passo tutti i movimenti dell'omicida nei minuti e nelle ore seguenti all'assassinio; al vaglio è l'ipotesi che qualcuno abbia aiutato Caruso nella sua fuga.