Una frase che ci siamo sentiti ripetere per molto tempo è: “per superare la crisi bisogna stimolare i consumi così da aumentare la produzione”- E' una delle frasi più emblematiche e rappresentative di una generazione politica e di economisti dal sapore edonistico reganiano che, ormai al declino, prova non senza fatica, a raccogliere i cocci del proprio fallimento. Fallimento in cui ci siamo lasciati trascinare tutti. Una frase che cela il vero inganno, perché racchiude un significato acre. Significa che ormai non produciamo più per consumare, ma consumiamo per produrre, quindi il rapporto si è completamente invertito, ormai siamo noi al servizio del meccanismo produttivo e non più il meccanismo al nostro servizio. “Andiamo al lavoro in macchina e guadagnamo soldi per comprare una macchina nuova e pagare la benzina”. Siamo diventati il terminale ultimo del processo economico e non più coloro che ne dovrebbero beneficiare. Questo comporta che ormai l'unica cosa che possiamo alienare è il nostro tempo, cioè l'unica cosa che compone realmente la nostra esistenza. Vendiamo tempo, cioè la nostra vita, per avere in cambio denaro, e questo ci spinge ad avere sempre meno tempo. Una vera è propria forma di follia collettiva, come scriveva Nietzsche “siamo tutti diventati degli schiavi salariati”. Si è smesso di lavorare per quanto ci basterebbe, oggi non ci facciamo bastare più nulla, perciò si lavora e basta, rinunciando al vivere ed ai suoi tempi. Si è distorta la percezione del ruolo del denaro, perché, ormai, se non si ha quello che hanno gli altri non si ha nulla, siamo entrati nel vortice dei bisogni altrui. Ormai è l'offerta a generare la domanda e non viceversa. Il sistema ci dice cosa comprare, cosa ci piace, cosa dobbiamo avere, a cosa non possiamo assolutamente rinunciare, cosa hanno tutti e noi no, facendoci perdere il contatto con ciò di cui avremmo veramente bisogno. Ci siamo mai fermati a pensare di quante cose potremmo fare a meno? Certo, è pur vero che sei si togliesse tutto il denaro a una persona questa morirebbe di fame, ma se si mandasse al macero, di colpo, tutto il denaro del mondo l'umanità sopravviverebbe lo stesso.
Il denaro, infatti, da merce di scambio è diventato merce esso stesso e perciò non rappresenta più un valore di scambio ma un valore assoluto in sé.
Di Ugo Piazza
Grazie a Massimo Fini giornalista e scrittore per l'ispirazione.