Il ddl tanto discusso è il n. 908 , " Norme in materia di trasparenza della propaganda elettorale per il rinnovo dell'Assemblea Regionale Siciliana", meglio conosciuto come "Decreto Blocca nomine". Si, sono la stessa cosa, ma troppo spesso, la confusione parte già dai "nomi".
La legge approvata lo scorso 20 luglio è sulle "Disposizioni in materia di nomine, incarichi e designazioni da parte del governo della Regione". O meglio sulla modifica delle norme in materia di nomine, designazioni ed incarichi del Governo della Regione.
Le notizie che si susseguono da quel giorno, hanno creato non poca confusione nei cittadini. Perchè il ddl blocca-nomine è uno, ed è stato approvato fatto salvo di un emendamento, l'annoso A.1
Ma se non si entra nello specifico, la confusione è bella che fatta. Decreto blocca-nomine approvato si o no dunque? La risposta è si. A non essere approvata è la parte che avrebbe vietato nomine a rinviati a giudizio o condannati per mafia o corruzione.
Il ddl approvato in aula intanto è stato leggermente modificato rispetto a quello "originale" della commissione Affari istituzionali che prevedeva il "divieto al presidente, alla giunta e agli assessori, a pena di nullità, di procedere a nomine, designazioni o conferimenti di incarichi in organi di amministrazione attiva, consultiva o di controllo, in enti sottoposti a tutela o controllo da parte della Regione, in società controllate o partecipate a decorrere dalla data di pubblicazione del decreto di indizione delle elezioni regionali, ovvero dopo il verificarsi di una conclusione anticipata della legislatura regionale".
Il testo approvato dall'Ars prevede invece che "A decorrere dalla data di pubblicazione del decreto di indizione delle elezioni dell'Assemblea Regionale Siciliana e del Presidente della Regione, ovvero dopo il verificarsi di una causa di conclusione anticipata della legislatura regionale , è fatto divieto al Presidente, alla Giunta ed agli Assessori della Regione, a pena di nullità, di procedere a nomine, designazioni o conferimenti di incarichi in organi di amministrazione attiva, consultiva o di controllo della Regione, in enti, aziende, consorzi, agenzie, soggetti, comunque denominati, di diritto pubblico o privato sottoposti a tutela, controllo o vigilanza da parte della Regione, in società controllate o partecipate dalla Regione". E ancora "Al fine di garantire la continuità dell'azione amministrativa, nel caso di cessazione per scadenza naturale delle nomine, designazioni od incarichi dopo il verificarsi di una delle fattispecie di cui al comma 1, il Governo della Regione nomina i commissari straordinari, nei casi in cui ricorrano i presupposti di legge, individuandoli prioritariamente nei soggetti la cui nomina, designazione od incarico è giunta a scadenza dopo la data di pubblicazione del decreto. I commissari straordinari permangono in carica fino alla nomina dei titolari da parte del nuovo Governo della Regione che vi provvede non oltre il termine di sessanta giorni dalla data di proclamazione del Presidente della Regione neoeletto". Fermo restando che "il governo regionale, nei 180 giorni antecedenti le elezioni, possa effettuare nomine che poi sarà il nuovo governo eventualmente a confermare o meno e per farlo avrà 60 giorni di tempo". Il ddl è stato approvato con 45 voti favorevoli.
La norma, o meglio l'emendamento che invece è stato bocciato dai nostri parlamentari all'Ars (emendamento A.1, ndr) è quello che avrebbe vietato nomine a rinviati a giudizio o condannati per mafia o corruzione. 39 i voti contrari e 32 a favore e votazione effettuata a scrutinio segreto su richiesta del capogruppo del Pid Rudy Maira e appoggiata dal Pdl, per una norma che avrebbe introdotto il "divieto per sindaci, presidenti di Provincia e del presidente della Regione, di effettuare nomine o assegnare incarichi di consulenze nella pubblica amministrazione, in enti e società partecipate a soggetti rinviati a giudizio o che hanno subito condanne per mafia, corruzione o associazione a delinquere".
Un voto segreto molto discusso. E comunque, stando ai verbali,pubblici, relativamente segreto in quanto diversi onorevoli hanno espresso palesemente la loro contrarietà all'approvazione dell'emendamento, come lo stesso Maira (che aveva richiesto la votazione segreta), Cordaro, Di Mauro , Incardona, Bufardeci, Spampinato l'assessore per la famiglia, le politiche sociali e il lavoro.
Uno scontro parecchio duro quello sugli emendamenti alla normativa e tanta confusione sulla questione della segretezza del voto, invocata a furor di popolo dall'onorevole Cordaro che però in un primo momento, aveva dichiarato in aula "Signor Presidente, ribadisco quanto le ho detto e non ho paura del voto nominale". Il presidente dell'Ars Cascio dal canto suo, seguendo la richiesta di decadenza del voto segreto fatta da Cracolici, all'inizio aveva contestato Cordaro " proprio perché ha fatto la dichiarazione di voto, decade questa richiesta", ma avrebbe poi cambiato idea, richiamando l'art. 131 del Regolamento.
Insomma un gran caos tra maggioranza e opposizione, che sembravano d'accordo in linea di principio sulla normativa da approvare che regola le nomine, ma non nella fattispecie. Certo, non può che far riflettere il fatto che una votazione sia stata nominale e l'altra segreta seppur relative allo stesso ddl.
Ad onor del vero va detto che la norma bocciata (emendamento A.1), denominata impropriamente anche ddl antimafia, non includeva tutti i reati della pubblica amministrazione e tutti i procedimenti, ma solo il rinvio a giudizio. Esclusi quindi anche il patteggiamento, la condanna in primo e secondo grado. E dopo un anno e mezzo di lavoro, tanto pare sia durato, è comunque inaccettabile che una norma così importante, soprattutto in una terra come la Sicilia e alla luce di quello che accade da anni, sia stata redatta in maniera così poco dettagliata e precisa.
C'è da chiedersi adesso, quando i nostri lavoratori del Parlamento ci rimetteranno mano.
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