L'impegno in politica degli esponenti della magistatura è di per sé controverso. Detrattori e sostenitori si avvicendano nel commentare l'impegno diretto degli ex pm che hanno deciso negli ultimi tempi di prendere parte alle prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. Tra le voci critiche, c'è quella del Codacons, che è passato alle vie di fatto presentando un primo ricorso al Tar del Lazio, "contro l'ingresso dei magistrati in politica".
Ad aprire la strada delle richieste di aspettativa per motivi elettorali è stato Antonio Ingroia, a cui il Csm ha dato strada libera, assieme a Stefano Amore; e solo ieri la stessa richiesta è stata inoltrata da Piero Grasso e Stefano Dambruoso, in attesa che l'organo di autogoverno della magistratura si riunisca il 7 gennaio per decidere in merito.
Proprio riguardo il caso dellìex pm palermitano ora in Guatemala, il Codacons ha già presentato ricorso chiedendo ai giudici "di sospendere il provvedimento con il quale il Csm ha deliberato il collocamento in aspettativa per motivi elettorali dell'ex Pm della Procura di Palermo, Antonio Ingroia". Stessa sorte toccherà, annuncia l'associazione in difesa dei consumatori "per i magistrati Pietro Grasso, Stefano Dambruoso e Stefano Amore, i quali hanno annunciato in questi giorni la discesa in campo alle prossime elezioni, e per gli altri che dovessero farlo a breve".
"Alla base dell'iniziativa legale del Codacons un principio essenziale: i magistrati non possono passare dal mondo della giustizia a quello politico per poi tornare a fare i magistrati – spiega il Codacons - percheè le informazioni da essi acquisite nel corso dell'attività di pm potrebbero essere utilizzate a fini politici, mentre l'imparzialità del loro operato non sarebbe più garantita in caso di rientro in magistratura".