Il dato è tratto, soprattutto quello dell'astensionismo. Le elezioni regionali hanno consegnato alla Sicilia un nuovo presidente, sebbene sulla vittoria di Rosario Crocetta pesi lo spettro della diserzione alle urne di più della metà dei siciliani che avrebbero potuto esercitare il diritto-dovere di voto. Passata la febbre post elettorale, è l'arcivescovo di Palermo, il cardinale Paolo Romeo, ad analizzare la disaffezione isolana alla politica, dai microfoni di Radio Vaticana: "Qui in Sicilia saremo governati da chi è andato al governo col 10 per cento dell'elettorato. In un momento di crisi così grave credo che ciò sia impensabile perché si ha bisogno di una partecipazione ampia".
Crisi sociale più crisi politica. Romeo rivolge la sua attenzione pure alla tanto vituperata "casta", senza tralasciare il caso delle nomine, tante e frequenti, di consulenti. "Alla politica dico: ognuno faccia il proprio dovere. E il proprio dovere non è quello di forzare la legge per avere cinque consulenti in un assessorato ma per mettere a frutto le energie che ci sono all'interno – ammonisce il cardinale - Come la storia dei forestali. Qui in Sicilia ce ne sono più che in Friuli ma qui foreste non ci sono. Insomma, questi sono numeri pesanti, che certamente non hanno snellito le istituzioni. E in questo senso riforme non sono state fatte, non le ho viste".
Sulle dichiarazioni di Crocetta all'indomani della sua elezione, infine, Romeo si riferisce quando dice di avere sentito "sbandierare che ora c'è un antimafia" a capo della Regione: "Ma il presidente della Regione non è il procuratore antimafia – chiosa il porporato - Se vuole combattere la mafia deve far funzionare gli uffici regionali, perché se non funzionano c'è sempre chi, corrompendo, li farà funzionare come vuole lui".
All'insegna della conciliazione la replica di Crocetta al cardinale: "Le parole di Romeo sono al centro del mio programma per realizzare in Sicilia quella che ritengo la rivoluzione della dignità e che consiste innanzi tutto nella lotta agli sprechi e alle ingiustizie sociali".