Ho visto una decina di candidati, ma non conosco alcun programma, nessuno li conosce e questo mi preoccupa. Il Cardinale Romeo, nel giorno del santo protettore dei giornalisti lancia una denuncia destinata a scompaginare il già frastagliato scenario politico palermitano. Lo sfogo del cardinale Romeo è diretto infatti sia ai giornalisti che ai politici ma trova le sue ragioni in un disagio che difficilmente arriva ai palazzi della politica.
Palermo ha bisogno di rialzarsi afferma il porporato, i cittadini dello Zen e della Vuccirìa per quale visione della città voteranno? Schiava del voto clientelare, la pancia di Palermo assiste sorda ed indifferente al dopo Cammarata. Colpa di un meccanismo infernale che tritura tutto in uno show, in un enorme reality, politica compresa. Al reality "Sindaco di Palermo" partecipano dieci concorrenti, giornalmente alle prese con questioni al limite del metafisico che vengono rilanciate, pompate e sparate dai media. Il contenuto dei programmi non è notiziabile, quindi non viene nemmeno trasmesso.
Nel meccanismo infernale cascano anche i candidati a sindaco. Quando messi alle strette dalla domanda (o dalle domande) fatidiche sui problemi concreti della città si intravede qualcosa, un disegno politico, un barlume di programma. Niente di organico purtroppo, qualche progetto per un certo numero di persone, misure da 1.000 voti assicurati, ma manca come tradurre in pratica la visione nuova di Palermo che i nostri candidati a sindaco hanno (o sostengono di avere).
Se spostiamo l'attenzione sulla piazza virtuale, l'unica ancora viva e attiva vista l'estinzione di quella antica tradizione tipica del comizio, desueto ma sempre potente per certi aspetti, ci accorgiamo che la comunicazione avviene a senso unico. Sotto la parvenza di democracità del mezzo telematico, il candidato espone le sue idee, i lettori commentano liberamente, un paio di moderatori cercano di spostare l'attenzione del discorso verso i temi dettati dal candidato e qualcun altro passa le sue giornate con lodi sperticate. Ed i programmi? I palermitani in possesso di una connessione internet e, soprattutto, della voglia di leggere i siti dei nostri candidati a sindaco li trovano.
E qui torniamo al punto di partenza, indicato dal cardinale Romeo. Che cosa ne sarà di tutti i palermitani che non sanno cosa è un sito internet? Oltre ai pullman che girano in città, quand'è che vedremo i nostri candidati a sindaco tra la gente comune a spiegare loro perché dovrebbero concedergli fiducia? La politica è anche mediazione e contatto umano, il reality è destinato a finire.