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Il biglietto da visita di Orlando: un gran bel Festino

Ogni anno i palermitani alla fine del Festino si chiedono com'è andato. Da molti anni, ormai, la risposta era sempre negativa. Questa volta saranno in tanti a tornare a casa soddisfatti. Magari non tutti i 300.000 che erano presenti tra la cattedrale e il foro italico, ma di certo una buona parte di loro porterà un buon ricordo di questa 388esima edizione, all'insegna dell'austerità ma molto coinvolgente ed emozionante. Che il festino sia costato poco lo si capisce guardando il carro, molto essenziale: una barca decorata con maioliche. Al suo interno una collinetta sulla quale si erge una statua di una donna giovane e dalle forme sinuose, Rosalia. L'opera, dell'artista di Caltabellotta Salvatore Rizzuti, dell'Accademia delle Belle Arti di Palermo, è sobria ma molto bella nella sua semplicità. Il bianco ne esalta la luce e ne esprime la purezza interiore.

Seduti sul carro i giovani di addiopizzo, i rappresentanti della societa' civile e delle comunita' di immigrati.

Ad aprire la festa il cardinale Paolo Romeo, poi Mimmo Cuticchio col suo cunto su Palermo. Su un altro carro gli ottoni animati deliziano il pubblico con musiche e danze. Un elefante finto guida i balli tamil. Ma la magia è massima quando i quattro canti si trasformano in un palcoscenico 3D, grazie agli effetti di video mapping di Alessandro Bellomo. Un appello ai palermitani scritto da Pippo Montedoro e letto da Mimmo Cuticchio. In sintesi: cambiamo e costruiamo una Palermo migliore.

Le emozioni non si fermano qui: il sindaco Orlando sa che questo festino è il suo biglietto da visita e se lo gioca bene. Sale sul carro della patrona di Palermo e pronuncia le seguenti parole: "onorato, emozionato, una preghiera: Viva è Palermo e viva è Santa Rosalia". Non un viva da stadio, ma un viva da sprone, contrario di morta, che vuole la città impegnata, tutta, in un grande riscatto, aiutati dalla nostra Santa, anch'essa viva.

Tra applausi e lacrime Orlando ribatte: "Rosalia è viva, Palermo è viva." E si capisce dai consensi che la gente apprezza il messaggio.

Poi la discesa verso il foro italico del carro della Patrona di Palermo e i fuochi d'artificio, accompagnati per la prima volta dalla musica, composta per l'occasione da un allievo del conservatorio di Palermo, concludono la festa tra masculiate, applausi e consensi.

Quaranta giorni, pochi soldi, molte idee e tanta partecipazione della gente comune per organizzare un festino finalmente all'altezza. Questo dimostra che non sono i soldi che devono animare la notte del festino, ma il cuore e l'anima dei palermitani.