Prendo spunto, per le mie riflessioni, dall'interessante fondo del direttore Ugo Piazza, dal titolo "Europee in Sicilia, ecco lo scenario...cosa accadrà". Piazza, sostanzialmente, pone l'accento su quattro aspetti. Il primo, l'astensionismo. Fenomeno che lui, giustamente, invita a non sottovalutare. Il secondo, la trasformazione subita dalla politica nel nostro Paese, quanto meno è cambiato il linguaggio. Terzo, lo tsunami Grillo. Quarto, La profonda crisi del sistema politico e dei partiti. Non possiamo, per non stancare il lettore, fare un esame esauriente, ovviamente dal nostro punto di vista, su ognuna di queste quattro lucide sollecitazioni. Ma proviamo per estrema sintesi. Dopo la caduta del muro di Berlino e la stagione di tangentopoli s'è creato un vuoto che non è stato affatto colmato. Nessuno ha saputo dare una risposta alle domande che improvvisamente s'imponevano davanti a una radicale trasformazione non solo del panorama politico italiano, ma dell'Europa, del mondo intero. I soggetti in campo, molti dei quali bravi riciclatori di se stessi, hanno dato o risposte deboli o addirittura ingannevoli. Debole la risposta del Partito Democratico, che non ha saputo andare oltre la collazione di vecchie oligarchie residuali di stampo Pci e Dc. Ingannevole la risposta di Forza Italia, partito nato con una pretesa rivoluzionaria che s'è rivelata un'ostinata volontà di leggi ad personam, una ricerca spasmodica di impunità, un continuo tentativo di piegare la stessa Costituzione a ben poco nobili scopi. Nulla, fino a ieri, lasciava presagire un cambiamento di direzione e ogni cosa sembrava trascinarsi nel lento declino della politica, dei partiti, con una crescita esponenziale della rabbia dei cittadini contro la distanza dei palazzi del potere dai loro bisogni, contro la casta, i privilegi, la rincorsa alle poltrone, la corruzione. Grillo si è eretto ad interprete di questa rabbia fino al punto di utilizzare il linguaggio dell'insulto e della provocazione per meglio rappresentare un quasi odio viscerale nei confronti di tutto ciò che anche lontanamente ha a che fare con l'attuale classe politica. Chi non si lascia ammaliare da Grillo sceglie l'astensione, o meglio, sceglie di non scegliere. Dicevo fino a ieri, fino a quando non appare nello scenario Matteo Renzi. Renzi spariglia, rimette in discussione schemi che sembravano cristallizzati. Non sappiamo cosa accadrà il 25 maggio e cosa uscirà dalle urne, credo poco ai sondaggi. Alcune cose, però, sono certe. Grillo pensava di possedere l'esclusiva delle piazze, Renzi lo ha smentito. A Grillo basta elencare i problemi, Renzi deve indicare le soluzioni. A Grillo basta urlare, Renzi deve convincere. Io credo che Grillo non voglia governare e voglia limitarsi a tenere alta la temperatura del compressore fino a toccare la zona rossa del rischio esplosione, nulla di più. Renzi al governo c'è e ha poco tempo. Deve realizzare, sennò è politicamente finito, senza appello. Renzi è la vera novità, paradossalmente Grillo è ormai scontato. Renzi non proviene dalla prima Repubblica, non s'è imbattuto in Mani pulite, non ha apparati da tutelare. Il fatto che appena insediato si siano scagliati addosso a lui pezzi di Confindustria, la parte più arretrata dei sindacati, la sinistra salottiera, manager, super burocrati, lobby e corporazioni la dice lunga sull'effettiva e concreta potenzialità rivoluzionaria del suo programma e dei suoi primi provvedimenti. Con lui, che ha conosciuto la coda della guerra fredda in calzoncini corti, il Pd finalmente può iniziare un percorso che dalla sommatoria di correnti giunga all'armonica sintesi delle culture che hanno fondato la nostra democrazia. Staremo a vedere. (foto da fanpage.it)
Pippo Russo
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