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Ideologico o post ideologico? Questa è la domanda a cui rispondere

 

Un punto di vista sulla situazione politica nazionale (e non solo). Per farlo dobbiamo capire se siamo transitati in un periodo storico in cui sono in crisi le ideologie, almeno come le abbiamo fin qui conosciute, o se invece ci troviamo nell'era della cosiddetta post ideologia, da non confondere con la non-ideologia. Io ritengo che siamo approdati in un periodo i cui ad essere in crisi sono i capisaldi delle ideologie basati sulla lotta di classe e sulla contrapposizione tra capitale e lavoro. Assistiamo alla crisi del lavoro produttivo, alla globalizzazione e alla finanziarizzazione dell'economia con la tendenza, tipica delle società post-industriali e post-moderne, ad omogeneizzare il pensiero che diviene "pensiero unico" funzionale al neoliberismo e al mercato globale. Possiamo quindi affermare che la post ideologia è l'ideologia del nuovo capitalismo? Direi di si. La sinistra è impreparata e insegue.
I paradigmi ideologici del novecento sono stati sostituiti con l'onestà, il vitalizio, la casta e altri paradigmi. E' su questo che si doveva ragionare ed è su questo che i partiti politici ideologici o tradizionali, per dirla alla Habermas, avrebbero dovuto formare il "pubblico dibattito". Per adesso mettiamo da parte la "post ideologia" o se vogliamo la "crisi delle ideologie" e ragioniamo invece in termini puramente ideologici, la domanda da porsi è: Il M5S è di destra o di sinistra? (da qualche parte lo dobbiamo pur collocare). Nel caso in cui il M5S si dichiarasse apertamente di destra, giù la maschera e si assuma la responsabilità di guidare un governo di coalizione di centrodestra, che include, allo stato, piaccia o no, Berlusconi, Salvini e Meloni. A dirla tutta è proprio la coalizione di centrodestra che di fatto ha vinto le elezioni. Questo passo non è di poco conto, significa, per l'intero Movimento, condividere il programma di centrodestra su immigrazione (espulsioni, respingimenti e reato di clandestinità), economia, sanità, ambiente, sostegno alle spese militari, abolizione delle unioni civili, del testamento biologico etc.
Con la consapevolezza di perdere parecchi attivisti/militanti e sicuramente i numerosi simpatizzanti di sinistra che hanno votato il M5S perchè considerato alternativo alla destra di Berlusconi, lo psico nano ladro seriale, contro la Lega ladrona e gli estremismi fascisti. E se il M5S si alleasse con il centro sinistra? anche in questo caso, giù la maschera, si dichiari apertamente antifascista e ponga le basi per creare una nuova area nella sinistra progressista e riformista per redistribuire le risorse. Si tratta di mettere in pratica la questione morale e "aprire", direi spalancare, le porte a quello che resta di sinistra in questo paese per attuare le politiche che lo stesso popolo di sinistra si aspetta: lavoro e tutele, welfare, lotta all'evasione, diritti civili, redistribuzione del reddito, politiche per l'immigrazione e soprattutto una convinta lotta alla mafia e alla corruzione. Senza paura. Rischiando pure di perdere per strada attivisti populisti, qualunquisti e non di rado fascisti. Torniamo alla domanda iniziale: il M5S è di centrodestra o di centrosinistra? Non lo sanno.


il Movimento 5S non è un partito, è la parte "liquida" del paese che sta riempiendo il vuoto creato dalla politica dai tempi di Tangentopoli ad oggi. Il M5S è proprio il risultato delle scelte fatte dai partiti politici che si sono omologati ai mercati, alla società postindustrializzata e che hanno rinunciato alla democrazia come partecipazione attiva riducendola ad un mero rito elettorale. Soprattutto la sinistra (non solo in Italia). Presto tutte le contraddizioni emergeranno perchè i cittadini non si dividono in onesti e disonesti, i cittadini continuano ad avere interessi di classe, oggi sempre più distanti tra loro e che in questa fase sono stati sfruttati con un sistema, bene illustrato da Laclau, che ha reso equivalenti delle differenze creando di fatto una polarizzazione che prima non esisteva.
Come ne usciamo? Serve un colpo di reni dei partiti politici e soprattutto della sinistra o di soggetti nuovi capaci però di aggregare al fine di recuperare e ripristinare la cultura della partecipazione, dell'impegno civico su un'idea di società alternativa che qualcuno di recente ha definito come "populismo di sinistra".

Io la chiamerei "partecipazione attiva" dei cittadini alla società civile, stimolare il "pubblico dibattito" per la costruzione di una comunità politica in cui riconoscersi, in grado di coinvolgere i cittadini, che non militano più oppure non votano, su questioni importanti quali il precariato, il ceto medio sempre più povero, ma anche i migranti che chiedono diritti, i cittadini del mezzogiorno sempre più depresso a fuga di cervelli, la delocalizzazione industriale, la povertà, il diritto alla casa per chi non può avere un mutuo, i neet (coloro che non studiano e non lavorano), e tutti i cittadini che reclamano la possibilità di accedere alle risorse, un welfare vero. Insomma gli ingredienti con cui riempire il vuoto.

 Di Piero Somma https://www.facebook.com/piero.somma?ref=br_rs