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Agenzia di Stampa Italpress
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  • TORINO (ITALPRESS) – “Auguri di buon lavoro al nuovo presidente dell’ANCI, Gaetano Manfredi, il quale, ne siamo sicuri, saprà garantire e promuovere l’unità interna e l’autonomia dell’Associazione”. Questo il commento di Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale di ANCI Sicilia, che proprio questa mattina, prima dell’inizio dei lavori della 41esima […]

Finalmente la verità. ''Fu un missile ad abbattere il Dc-9 Itavia su Ustica''. Lo Stato risarcirà i parenti delle vittime

Fu un missile ad abbattere il Dc-9 dell'Itavia sui cieli di Ustica la sera del 27 giugno 1980. Pertanto lo Stato dovrà risarcire i parenti, tra quelli che hanno chiesto i danni, degli 81 passeggeri di quell'aereo maledetto partito da Bologna e mai arrivato a Palermo. Dopo quasi trentatre anni, finalmente si è arrivati ad una verità processuale in sede civile. La Cassazione ha sancito il risarcimento per coloro che hanno perso uno o più familiari nel più grande mistero italiano, perchè chi doveva garantire la sicurezza del volo non ha fatto il suo dovere. Quindi è falso lo scenario dell'esplosione di una bomba all'interno del velivolo, che invece si è trovato nel bel mezzo di un'azione di guerra, di cui però ancora non si sanno gli attori.

A risarcire i familiari delle vittime saranno i ministeri di Difesa e Trasporti, che avevano presentato ricorso alla prima sentenza di condanna. I ministeri, tramite l'Avvocatura dello Stato, si appellavano alla prescrizione per il disastro aereo e alla non imputabilità riguardo la mancata tutela della sicurezza.

Ma per la Cassazione la prescrizione è "infondata", come "è pacifico l'obbligo delle amministrazioni ricorrenti di assicurare la sicurezza dei voli"; non solo, "è abbondantemente e congruamente motivata la tesi del missile". Nonostante in ambito penale non si sia potuti arrivare ancora a tale verità.

Il processo civile per la strage di Ustica iniziò nel 1990, quando i familiari di due delle 81 vittime chiesero il risarcimento oggi confermato dalla Cassazione. Del 2007 è la condanna al pagamento di 980 mila euro per i due ministeri; nel giugno 2010 arriva la sentenza d'Appello, che porta la cifra dovuta a 1 milione e 240 mila euro. La Cassazione, con la sentenza di oggi, ha rimandato il processo alla corte d'Appello di Palermo, che dovrà di nuovo quantificare il totale del risarcimento.

Saputo della sentenza, Rosario Crocetta ha annunciato di avere "contattato l'avvocatura dello Stato per la costituzione di parte civile della Regione Sicilia e l'avvio di un procedimento per rafforzare la richiesta di risarcimento dei danni a favore delle famiglie delle vittime".

 

 

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