L'operazione di oggi, gestita dal Ros dei carabinieri, Dia,Sco, Gico e agenti delle Squadre mobile di Palermo. Ruolo centrale nel mandamento era di Francesco Guttadauro, figlio di Filippo e Rosalia Messina Denaro, considerato il vertice operativo dell'organizzazione criminale e collettore delle relazioni connesse all'attività di sostentamento della famiglia Messina Denaro e dello stesso boss latitante.
Guttadauro dunque aveva anche il compito di sedare i contrasti interni e relativi alla spartizione dei guadagni provenienti dalle società controllate dagli imprenditore mafioso Antonino Lo Sciuto e Lorenzo Cimarosa, cugino di Messina Denato.
Cimarosa e Lo Sciuto titolari della B.F.COSTRUZIONI S.R.L. E M.G. COSTRUZIONI S.R.L. avrebbero gestito per conto dell'organizzazione mafiosa, la realizzazione di importanti commesse pubbliche e private nell'area di Castelvetrano, le strade della zona industriale ed opere di completamento del "POLO TECNOLOGICO" di Contrada Airone, oltre ai lavori per le piazze e le sottostazioni elettriche del parco eolico "VENTODIVINO", nel comune di Mazara del Vallo a seguito di un accordo con il mandamento.
Aziende che riuscivano a lavorare raggirando i vincoli imposti dal protocollo di legalità sottoscritto per legge. Come nel caso dell'impresa Fabbrica Energie Rinnovabili alternative srl, appaltatore del parco Eolico, sottoscritto quindi con la Prefettura di Trapani.
Il provvedimento comprende, inoltre, le indagini sviluppate nei confronti di Nicolò Polizzi, uomo d'onore della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, ritenuto uno dei principali referenti dei flussi di comunicazioni mafiose verso la provincia di Palermo, con particolare riferimento ai contatti preparatori delle riunioni, tra il noto Francesco Luppino e i responsabili dei mandamenti di cosa nostra palermitana. Dopo il suo arresto le investigazioni nei confronti di Polizzi consentirono di acquisire elementi che, oltre a confermarne la contiguità al latitante di Castelvetrano, definivano il ruolo di condizionamento delle commesse pubbliche e private in ambito locale. In particolare, Polizzi risultava essere referente nella gestione di alcune operazioni propedeutiche alla realizzazione del villaggio turistico della catena valtur, ad opera della società mediterraneo villages s.p.a.
Polizzi aveva rapporti con l'amministrazione tanto da offrire addirittura appoggio (assieme alla famiglia mafiosa), ad una candidata alle elezioni regionali del 2012, in cambio di rilevanti somme di denaro.
La squadra mobile di Trapani – s.c.o., ha eseguito 8 provvedimenti che hanno riguardato sia l'articolazione mafiosa di Paceco che quella di Castelvetrano.
a carico dell'indagata Patrizia Messina Denaro: contestata l'associazione a delinquere di stampo mafioso. Dalle intercettazioni dei colloqui in carcere tra la donna ed il di lei marito, Vincenzo Panicola, (detenuto e già condannato in primo grado a dieci anni di reclusione per 416 bis c.p. nell'ambito del processo golem fase II), si è evidenziato come ai legami di parentela si siano affiancati ed addirittura sovrapposti i più stretti vincoli derivanti dalla comune appartenenza a cosa nostra.
La donna aveva avuto il compito dal marito, di interloquire con il fratello latitante per sapere se lo stesso avesse o meno autorizzato l'imprenditore Giuseppe Grigoli a rendere dichiarazioni accusatorie contro altri indagati, con il fine ultimo di salvaguardare le aziende a lui sequestrate (il gruppo 6g.d.o. esercente nella grande distribuzione con il marchio Despar). Nel corso di successivi colloqui, la donna dava conto di aver comunicato (in maniera riservata) con il noto latitante e di aver da lui ricevuto chiare direttive "di lasciare stare" il Grigoli, non tanto perché avesse autorizzato lo stesso a rendere dichiarazioni ma perché un'eventuale sua piena collaborazione avrebbe arrecato un più grave danno all'organizzazione criminale.
Mario Messina Denaro: tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Riscontrato il tentativo di estorsione ai danni della Hermes di Castelvetrano ed in particolare della sua rappresentante Elena Ferraro e del socio Francesco Tagliavia.
Michele Mazzara: viene contestato il reato di intestazione fittizia unitamente ai soci della spe.fra. costruzioni s.r.l.
Mazzara, sempre al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, aveva fittiziamente intestato l'impresa spe.fra. costruzioni s.r.l. agli indagati, Francesco Spezia, Antonella e Matteo Agosta (moglie e cognato dello Spezia) e Francesco Fabiano, mantenendone la gestione diretta e fruendo degli utili d'impresa.
Monitorando il medesimo filone investigativo sono emersi elementi di riscontro su corruzione da parte della spe.fra. costruzioni s.r.l., per i lavori di "manutenzione ordinaria e straordinaria eseguiti presso la casa circondariale ucciardone di palermo" affidati alla menzionata impresa.
I due funzionari del Dap di Palermo L'indagato Giuseppe Marino, funzionario tecnico (ingegnere) del ministero della giustizia in servizio presso il provveditorato regionale del dipartimento amministrazione penitenziaria di Palermo – avesse ricevuto del denaro per compiere atti contrari al proprio ufficio per evitare alla ditta spe.fra. costruzioni s.r.l. una penale per il ritardo nell'esecuzione nei lavori all'Ucciardone, in cambio di una mezzetta di 10.000 euro. Denunciati anche gli indagati Francesco Spezia e Giuseppe Pilato, geometra dipendente della spe.fra. costruzioni s.r.l..
Emerse anche prove a carico di Salvatore Torcivia altro funzionario tecnico del ministero della giustizia in servizio presso il provveditorato regionale del d.a.p. di Palermo in ordine alla turbativa d'asta, manipolata in favore della spe.fra. costruzioni s.r.l, relativa a due diverse procedure per lavori da eseguirsi presso l'Ucciardone di Palermo, una di circa 44 mila euro per la realizzazione di impianti di sicurezza, ed un'altra di circa 37 mila euro per l'allacciamento di impianti tecnologici).
Quattro le ordinanze di custodia cautelare in carcere, nei confronti di Giovanni Filardo (50 anni), cugino del boss per parte di madre, la moglie, Franca Maria Barresi (45 anni) e le due figlie della coppia Floriana (26 anni) e Valentina (27 anni) componenti della fitta rete di fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro.
Ulteriori acquisizioni investigative sono confluiti nei provvedimenti eseguiti dai carabinieri nei confronti di Cimarosa e Lo Sciuto.
Oltre all'esecuzione delle misure cautelari personali, il g.i.c.o. e lo s.c.i.c.o. della guardia di finanza hanno proceduto, congiuntamente ai carabinieri e alla polizia di stato, al sequestro preventivo (art 321 cpp; art 12 sexies d.l. 306/92) di nr. 3 complessi aziendali ( b.f costruzioni s.r.l. – m.g. costruzioni s.r.l. – spe.fra. costruzioni s.r.l.) riconducibili al latitante ma fittiziamente intestati ai suoi prestanome, costituiti da società operanti nel settore dell'edilizia per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro, il tutto ricostruito con articolate indagini economico – finanziarie.
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