L'accusa sarebbe quella di favoreggiamento aggravato dall'agevolazione di cosa nostra. A finire sotto inchiesta è un agente della Squadra Mobile di Palermo, che sarebe stato in contatto col presunto boss della cosca di San Lorenzo, Calogero Di Stefano.
Secondo i magistrati, guidati dal Procuratore Aggiunto, Antonio Ingroia, l'agente, che si occupava di amministrativa e non di investigativa, avrebbe fornito informazioni al presunto mafioso e non viceversa, come lo stesso agente, dopo avere smentito le accuse, avrebbe asserito.
Ma la sua tesi non ha convinto i tre Pm del pool, Gaetano Paci, Lia Sava e Francesco Del bene, secondo i quali la spiegazione fornita non starebbe in piedi. Si attendono gli sviluppi, ma è certo che se venisse provata l'accusa, nuove e pesanti nubi si addenserebbero sui cieli di Palermo.