C'è una Riserva naturale, quella della Favorita, che dovrebbe essere "il polmone verde" di Palermo; e c'è un enorme quantità di gasolio che giace proprio all'interno del Parco, in cisterne interrate ai piedi di Monte Pellegrino. Una bomba ecologica che risale alla seconda guerra mondiale, quando la Marina Militare "dimenticò" le fosse profonde 20 metri e larghe 30, tutte interrate tranne una.
A sollevare il caso nei mesi scorsi l'edizione locale de "La Repubblica" che oggi torna sull'argomento citando dati ufficiali, quelli dell'Arpa Sicilia, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente.
Secondo l'Arpa l'inquinamento c'è, parte del carburante è arrivato fino alle falde contaminando parte dell'acqua che scorre nel sottosuolo. "Una quantità di poco superiore al limite consentito dalla legge e la contaminazione non dovrebbe essere estesa".
L'acqua "contaminata" non è comunque destinata all'uso domestico, ma all'irrigazione dei campi.
Una rassicurazione sì – confermata anche dalla Marina militare per cui i valori sono tutti nella norma tranne in un punto - ma il problema resta un altro. Quello di un parco che a parole dovrebbe essere valorizzato e tutelato ma che, nei fatti, resta lì: anello di congiunzione tra la città e la borgata marinara di Mondello, simbolo di una città che potrebbe essere altro, che potrebbe fare che... che non agisce, che non vede, che non parla, che non ascolta.
Sotto il sole una strada percorsa ogni giorno da centinaia di persone, che in estate diventa un tappeto d'auto, e a pochi metri di profondità crateri, tombini, resti di gasolio...
Per la bonifica si dovrà attendere il nuovo Piano di caratterizzazione ambientale... una nuova attesa, che a pensarci bene dura dalla Seconda guerra mondiale.
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