Cerchiamo di essere brevi, molto brevi! Perché dove manca la logica le parole non servono. L'amministrazione Comunale di Palermo decide di chiudere al traffico parte del parco della Favorita per "donare" ai cittadini un polmone verde senza auto. Nobilissima iniziativa, ma manca qualcosa... o forse anche di più. Ciò che non è venuto meno è stato il caos più totale. Viabilità in tilt, residenti prigionieri in casa, la tradizionale passeggiata a Mondello ( se pur in auto) diventata un calvario. Il tutto sotto l'egida etichetta del ridonare ai palermitani un parco, degno di tale nome.
Ma il punto è proprio questo. Perché si è chiusa la Favorita, cosa è cambiato? Prima di chiudere un'area così vasta e nodale per la viabilità verso il mare, si sono fatte le piste ciclabili? Aree attrezzate dove le famiglie si possano fermare a fare un pic-nik? un laghetto o delle aree di sosta e ristoro? Per caso dei percorsi naturalistici? ci sono mezzi elettrici che portano in giro? Ovviamente no. Allora resta solo l'analisi logica... non grammaticale.
Il parco è lungo oltre 10 km; se io e mi figlio di 8 anni volessimo prendere le "bici"... in realtà più che una passeggiata ci troveremmo a fare una prova da iron man per arrivare a Mondello! Non c'è un bar lungo il percorso, un pezzettino di prato verde dove distendersi, una paio di panchine dove fermarsi e rifiatare, nulla di tutto ciò.
Il comune taglia le erbacce sul ciglio della strada, cosa avvenuta in questi giorni, e la chiama riqualificazione. Il parco è pronto e vivibile, si puo' chiudere al traffico.
Bisogna riflettere che tra non fare le cose e farle male c'è un' alternativa: farle bene. Farle bene anche se i tempi sono molto più lunghi. Magari iniziare un progetto in una porzione più piccola, ma che sia destinata a diventare qualcosa di reale e riconoscibile. Chiudere il parco della favorita in queste condizione è un non senso. Non si può pensare di creare un vero parco cittadino in queste condizioni, con decine di vincoli che non permettono di tagliare un albero di agrumi, di fare opere infrastrutturali, piste ciclabili vere, punti di sosta, e perché no, magari anche un laghetto. Insomma un parco vero come in tutte le città del mondo. Perché, a questo punto, c'è da chiedersi se sono loro (il resto del mondo) a essere strani, oppure noi, visto che in tutte le grandi città quando viene pensato, progettato, decodificato in tutte le proprie incognite, un progetto pubblico alla fine si fa. Da noi questo non accade mai.