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Epitaffio per l' ufficio del Centro Storico

 

piano centroI recentissimi accadimenti di questa città incomprensibile, e per ultimo la decisione del 23 dicembre scorso della Giunta di azzerare l'Ufficio del Centro Storico, mi induce a ripercorrere i fatti storici e la mia esperienza personale maturata negli ultimi 27 anni.

Forse è questo un epitaffio funebre, forse è il tentativo di comprendere qualcosa che ai miei occhi – ed agli occhi di tanti – appare come un gesto inintelligibile e dai risvolti oscuri.

Negli anni di piombo della nostra mafia, in città accadevano 200/300 omicidi ogni anno e questa è la storia di noi tutti palermitani che nessuno può togliere dalle nostre memorie di bambini o ragazzini... Era il 1986 e in città arrivò l'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi.
In concomitanza, per le strade cittadine sfilavano in corteo un folto gruppo di edili che scortavano una bara vuota chiedendo lavoro e ritenendo che, morendo la MAFIA, moriva l'imprenditoria edile e quindi il loro futuro.
Era la stagione delle stragi, molti eroi erano già caduti sotto il piombo delle Kalashnikov o degli attentati dinamitardi,,,, erano caduti La Torre, Chinnici, Terranova, Costa, Basile, Giuliano e Cassarà e molti altri... erano gli anni dei pentiti che finalmente offrivano un grimaldello per scardinare l'apparato organizzativo, gli anni dei maxi-cosentino  processi, delle condanne, dei sequestri e la stagione delle grandi indagini dei paladini Falcone, Borsellino e dell'intero team del giudice Caponetto.

La mafia cominciava ad essere accorta o più prudente, i loro naturali investimenti in edilizia divennero più circospetti, si cominciava a testare nuovi e più sicuri circuiti di investimenti. In questa crisi economica generale - ed edile in particolare - in questa città, Craxi rimase molto colpito da quell'insolita protesta e decise di dare un segnale forte. Promulgò quindi il Decreto Legge n. 24/1986 che stanziò £ 24 miliardi per la città di Palermo (e qualcuno in più per la città di Napoli) per l'assunzione immediata di edili per sopperire alla grave crisi in atto.

Nel maggio del 1986, quindi, l'allora sindaco della Democrazia Cristiana, Leoluca Orlando, assunse dalla lista di collocamento 1.600 edili (manovali, carpentieri, scalpellini, indoratori, movimentisti etc) con contratto semestrale.
Di lì a poco, ci si rese conto che il Comune non era in grado di gestire/organizzare quella forza lavoro per l'atavica carenza della struttura e del personale dipendente.
Un nuovo decreto legge permise quindi al Comune di Palermo di assumere, con contratti a tempo, 100 tecnici (geometri, ingegneri, architetti, geologi, disegnatori etc).
Era il 4 maggio 1987 e firmammo il contratto di lavoro con Orlando, sindaco nel frattempo di quella Giunta che venne definita "pentacolore", in cui un' amalgama di partiti di centro-sinistra si mise insieme per il governo della città, atavica formula di sperimentazione che oggi ritroviamo nel Governo Letta.

Tutti i nuovi tecnici, assunti a contratto, vennero immediatamente distaccati presso le varie ripartizioni, per colmare le carenze di organico nelle professionalità tecniche e furono strutturati nell'organigramma comunale. I 1.600 manovali vennero lasciati "a carrozzone" prima di poter essere riorganizzati.

Nel 1988 l'illuminante perspicacia di un assessore del PSDI, delegato all'Urbanistica, permise la creazione di un gruppo di lavoro che si occupasse specificatamente delle intere problematiche del Centro Storico, da sempre parte della città negletta ed abbandonata a se stessa. Negli anni, infatti, dopo l'approvazione nel 1983 di un piano di intenti – conosciuto come PIANO PROGRAMMA – di matrice universitaria, nulla era accaduto dal punto di vista urbanistico e si procedeva per varianti urbanistiche puntuali rispetto alle previsioni del PRG del 1962.

Con grande sagacia e lungimiranza, l'allora assessore Renato Palazzo affidò quindi – nelle more che l'Università definisse il commissionato PIANO dei SERVIZI che, nell'utopica perversione, si riteneva che, commisto al Piano Programma, potesse diventare un piano urbanistico – ad affermati urbanisti la redazione di uno strumento unico di dettaglio che regolasse il recupero della città storica.
Sorvolo sulle annose polemiche che tale affidamento suscitò nell'ambiente cultural-chic ed universitario, gli amministratori furono tacciati per "esterofili" e l'ambiente cittadino rimase restio per anni ed anni ad accogliere teorie urbanistiche già ampiamente sperimentate in Italia.

Grazie alla sinergia che si creò tra gli urbanisti incaricati (Benevolo, Cervellati ed Insolera) e l'Ufficio Tecnico Comunale, si riuscì nel giro di un anno a consegnare alla città un piano esecutivo che finalmente regolamentava l'intero perimetro della città antica, individuando modalità d'intervento unità per unità e formulando un'idea precisa per il recupero dei 240 ettari, dei suoi monumenti, dei suoi spazi urbani, delle 280 chiese e conventi, dei 340 palazzi, degli edifici speciali, delle case "comuni" e dei "catoj", prevedendo una pedonalizzazione diffusa con delle grandi aree di scambio (Cala/Spinuzza – Foro Italico/Magione – Stazione e c.so A. Amedeo) nonché alcune idee cardine di riqualificazione come lo Spasimo, piazza Indipendenza ed il Papireto ed infine la Cala/Foro Italico. L'innovazione più ardita, quella cioè dell'interramento della grande circolazione stradaledal sottopasso di piazza XIII Vittime fino a S. Erasmo, sarebbe stata la sola che avrebbe restituito – così come era negli intenti – ai palermitani il loro mare, almeno nel tratto della città antica, ma venne di lì presto abbandonata con la revisione della variante al PRG del 2000.

Nel frattempo la Giunta da "pentacolore" era divenuta "esacolore" con il coinvolgimento diretto dell'allora P.C.I., senza più pertanto mascherati appoggi esterni.
Il giorno delle dimissioni del sindaco Orlando e della Giunta, il 16 febbraio 1990, si compì un atto che rimane nella storia della città: con i poteri del Consiglio comunale, si adottarono i piani esecutivi (particolareggiati e di recupero) dell'intero Centro Storico, ponendo fine alle velleità imprenditoriali ed ai disegni criminosi (e mafiosi) di lasciar cadere pezzo dopo pezzo la città antica - già collassata e strutturalmente fragile – così da poter ricostruire una NUOVA CITTA' MODERNA ad immagine e somiglianza di quello che era già avvenuto nelle vie Lazio o Strasburgo.

Adesso era scritta la storia e tornare indietro non era più possibile! E credo che la città debba sempre essere grata a quella Giunta di questa scelta!

Dopo un periodo commissariale, nel 1993 la Regione approvò l'intera pianificazione del Centro Storico, non senza dibattiti e polemiche, e con la legge regionale n. 15 del settembre 1993 decretò la creazione dell'Ufficio del Centro Storico, finanziando l'operazione e stabilendo, di lì a poco, delle provvigioni speciali (£ 170 miliardi) per gli immobili di proprietà comunale nonché quelli di proprietà privata (L.R. 25/93).
Nel novembre 1993 avvenne la prima elezione diretta del Sindaco e Orlando surclassò l'avversaria Elda Pucci.
Cominciò la stagione della RINASCITA, non era più la primavera di Palermo ma si assisteva ad un'estate che ridava lustro non solo alla città vecchia ma all'intera Palermo. La giunta era composta da valenti amministratori coesi e capaci che cominciarono dalle basi per un rinnovamento da troppo tempo atteso. La conoscenza dei monumenti e delle preziosità della nostra città venne promossa già con i bambini delle scuole elementari tramite iniziative esemplari come PALERMO ADOTTA UN MONUMENTO, i Cantieri Culturali della Zisaerano una fucina di sperimentazione e riappropriazione degli spazi per troppo tempo abbandonati, l'Ufficio del Centro Storico venne dotato per primo delle strumentazioni tecniche allora all'avanguardia (plotter, computer e quant'altro) non solo perché pagava mamma Regione ma perché l'Ufficio era un bulldozer che triturava progetti, programmazioni, bandi, cantieri, visioni d'insieme e divenne così il fiore all'occhiello della Giunta, si compirono miracoli e dopo 20 anni si riaprì nel 1998 il più importante teatro lirico della città! Nel 1999 si completarono i lavori di restauro nel Noviziato dei Crociferi e avvenne il trasferimento nella nuova sede di rappresentanza.

Convegni, meeting, mostre esportavano l'ESPERIENZA PALERMO al di là dei confini territoriali ed i palermitani cominciavano a conoscere ed apprezzare i tanti tesori che questa città custodisce, avvennero i primi timidi accenni di pedonalizzazione, le manifestazioni culturali come KALS'ART diede ai cittadini il piacere di perdersi nei vicoli e di riappropriarsene nel mentre che assisteva a concerti da camera nei cortili dei palazzi o recite in piazze e teatri improvvisati o nati per questo scopo.
Poi vennero le ambizioni di Orlando a presidente della Regione, con la prima sconfitta contro Cuffaro e la seconda sconfitta contro Lombardo.

Nel frattempo - dal 2002 al 2012 – l'Ufficio del Centro Storico cominciava a cambiare nome, prima Settore del Centro Storico (rinunciando ad alcune deleghe territoriali) poi, con il rientro del sindaco Orlando, in Settore Città Storica e la continua, tenace e sibillina riorganizzazione della "macchina comunale" in cui dall'oggi al domani avvenivano i trasferimenti di tecnici e di personale che negli anni si era speso nella ripresa e rinascita di luoghi e siti cardine della città antica.
Si apprende che nella notte la Giunta ha deliberato – con esecuzione immediata – l'intero azzeramento dell'Ufficio, istituito per legge regionale e cancellato con un colpo di spugna, al fine di "razionalizzare gli uffici" e far scomparire "una duplicazione di competenze" così come dichiarato dagli addetti al ramo....

Non ho altri commenti, non sono uno né attaccato alle cose né che si attacca alle cose... vorrà dire che la città antica e' completamente risanata e non ce ne siamo accorti!
Sempre ciechi vogliono che siamo e muti e sordi...

Beppe Cosentino, architetto, dal 1998 coordinatpre gruppo contributi L. R. 25/93 del Centro Storico

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