Non sarebbe certo il primo caso in cui un'amministrazione cambia un' "intitolazione" scegliendo un altro personaggio famoso o illustre. A Palermo è capitato spesso, con le piazze in particolar modo. Nessuno storce il naso, a meno che, come sta accadendo a Ponteranica nel bergamasco, l'amministrazione non decida di sostituire il nome di Peppino Impastato con un altro. E non importa quale sia l'altro, conta solo che vogliono sostituire il nome di Impastato, assassinato barbaramente dalla mafia nel '78 e che i cittadini, soprattutto i giovani non vogliano e lo abbiano espresso con forza più volte.
Perché non è la prima volta che il Comune prova a rimuovere la targa della biblioteca comunale dedicata al giornalista di Cinisi. Un primo tentativo venne fatto nel 2009, ma le proteste allora, avevano impedito che succedesse. I giovani di Ponteranica hanno deciso di mobilitarsi ancora, questa volta il 5 giugno presso il BO.PO. vicino all'ulivo in memoria di Peppino e trasferimento alla biblioteca.
Questo il link per poter inviare (e firmare) l'appello che è stato scritto al sindaco.
http://www.giuliocavalli.net/2012/05/31/a-ponteranica-vogliono-rimuovere-peppino-impastato-lappello/
APPELLO:
Caro sindaco,
apprendo dalle agenzie di stampa l'intitolazione della Biblioteca Comunale a "Padre Giancarlo Baggi" che, inevitabilmente, prevede la rimozione della targa alla memoria dell'attivista antimafia Peppino Impastato barbaramente ucciso dalla mafia.
Già nel 2009 aveva preso questa decisione (negata da uno stop della Prefettura per questioni burocratiche) e anch'io faccio mie le stesse parole usate dal fratello di Peppino, Giovanni Impastato, in quei giorni quando disse «Ho provato fastidio per ciò che è accaduto. È una cosa indegna, un gesto incivile che offende la dignità umana. Nella scelta del sindaco di Ponteranica leggo solo razzismo. A parole si parla di lotta alla mafia ma da certi fatti come quello di Ponteranica si capisce che la lotta alla mafia non interessa».
Ritengo (come tanti altri cittadini) che la sua ostinazione sia un'inutile provocazione che di certo non rende giustizia alla memoria di Peppino e, ancora meno, ai tanti (anche nel suo paese) che credono nelle idee di una generazione che ha avuto il coraggio di ribellarsi alla mafia.
Siamo sicuri di un suo ripensamento e di una sua assunzione di responsabilità.
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