Gli aspetti da valutare sono diversi in questa faccenda. Forse sarebbe il caso di fare un distinguo, tra la Magistratura e il suo lavoro e quanto la stampa fa venir fuori e soprattutto come e con quale "taglio".
Il problema non sono tanto le intercettazioni , mezzo fondamentale d'indagine ( e su questo dovremmo essere tutti d'accordo), quanto l'uso che ne viene fatto e questo è chiaro. Da un lato forse a volte lo "scoop" fa perdere di vista che di mezzo può andarci "l'immagine" della Procura e del suo lavoro. Dall'altro forse l'aiuto che può dare la stampa, accendendo i riflettori su un fatto, fa perdere di vista che certe informazioni , seppur contribuiscano a dare un "quadro" più ampio delle cose, possano nuocere e/o rallentare il lavoro della Magistratura.
Dall'altro lato ancora poi, c'è anche chi critica la scelta dei Magistrati (di Palermo in questo caso) ma poi con determinate notizie riempie pagine di giornali per giorni (Insomma, se non sei d'accordo non pubblicarle no? Non trinceriamoci dietro il "dovere di cronaca" di convenienza.) Ma questa, è un'altra storia.
E' giusto sapere che l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino ha chiamato il presidente della Repubblica Napolitano? Si, è giusto che i cittadini sappiano se ci siano state "pressioni" o "intercessioni" (o meno), come è stato giusto che per il caso Ruby, tutta l'Italia (e non solo), abbia saputo della telefonata fatta dall'allora presidente del Consiglio Berlusconi al capo di gabinetto Pietro Ostuni. Cambiando l'ordine degli addendi (e gli addendi), il risultato non cambia.
E' giusto che una persona non oggetto di indagine e che venga "involontariamente" registrata nell'ambito di una intercettazione che riguarda qualcun altro, si trovi su tutti i giornali? Discutibile.
Perchè di certo va valutato il contesto in cui questo avviene e in quale indagine tutto questo avvenga. E in questo caso si tratta dell'indagine che riguarda i rapporti tra lo Stato e la Mafia. E faremmo bene tutti a tenerlo a mente costantemente.
Andiamo alla notizia, alle polemiche sorte in seguito e alle dichiarazioni di oggi del capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto :
Attaccano la magistratura palermitana, ancora una volta. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, presente da anni ad ogni 23 maggio e 19 luglio che viene celebrato a Palermo, ha sollevato conflitto d'attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale nei confronti della Procura di Palermo sulle intercettazioni telefoniche tra l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino e lo stesso Presidente della Repubblica . In parole povere, chiede che le registrazioni vengano distrutte. E mentre il procuratore Messineo ha parlato di "incidente di percorso", in cui è rimasto involontariamente coinvolto il presidente della Repubblica che non era l'oggetto dell'intercettazione, il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto (tessera loggia massonica p2 n. 2232, ndr) ha dichiarato "Bene ha fatto il capo dello Stato a sollevare conflitto d'attribuzione nei confronti della Procura di Palermo per il gravissimo comportamento del procuratore aggiunto Antonio Ingroia, che continua a violare anche le piu' semplici regole del vivere civile, per non parlare dei suoi violenti strappi alla carta Costituzionale in materia di riservatezza della comunicazioni – ha aggiunto – ancor più tutelate quando si tratti di conversazioni telefoniche del presidente della Repubblica''
E rincara la dose : ''Quel che impressiona - aggiunge Cicchitto - è il perseverare del dottor Ingroia (evidentemente insoddisfatto della difesa d'ufficio del suo capo, il procuratore Messineo), che si vuole addirittura sostituire alla Consulta con una sorta di autocertificazione circa l'utilizzabilità delle intercettazioni riguardanti il presidente Napolitano. Di fatto, mentre - come sottolinea il ministro Severino - il Quirinale usa il metodo piu' corretto e si affida agli strumenti che prevede la legge, Ingroia viola ancora una volta le norme deontologiche di ogni magistrato imparziale e si difende a mezzo stampa, evidentemente consapevole di essere indifendibile su altri fronti. Per tali motivi, e' inevitabile domandarsi come mai il Guardasigilli o il Csm (di cui il capo dello Stato e' presidente) non intendano promuove una seria azione disciplinare che punisca davvero i continui sconfinamenti del dottor Ingroia, sempre più politico e sempre meno magistrato. Capiamo l'intenzione di non sollevare polveroni, ma capiamo molto meno questo timore reverenziale nei confronti di questo procuratore aggiunto che ormai agisce senza più freni e regole''.
Il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, dal canto suo ha dichiarato "Se ci fosse un'intercettazione rilevante nei confronti di un indagato che parla con una persona coperta da immunità, secondo noi quell'intercettazione sarebbe utilizzabile e la nostra posizione è confortata da illustri studiosi".