Una vita passata a servizio delle Istituzioni quella del capo della Polizia Antonio Manganelli, morto stamani all'ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato dallo scorso 24 febbraio.
Nato ad Avellino, classe 1950, laureato in Giurisprudenza era stato nominato capo della Polizia nel 2007.
Manganelli aveva avuto un tumore e si era curato negli Stati Uniti, ma negli ultimi mesi la sua situazione clinica era di nuovo peggiorata. Lo scorso 24 febbraio il ricovero d'urgenza all'ospedale San Giovanni di Roma e l'operazione per la rimozione di un edema, in seguito a un'emorragia cerebrale.
Una carriera lunga e costellata da successi, che lo ha visto lavorare al fianco di magistrati e organi giudiziari investigativi europei ed extraeuropei, a cominciare da Giovanni Falcone. Durante il suo periodo al vertice della Polizia sono stati catturati alcuni del latitanti 'di massima pericolosità', come i boss di Cosa nostra Giovanni Arena, Sandro e Salvatore Lo Piccolo, i camorristi dei Casalesi Michele Zagaria e Giuseppe Setola, quelli della 'ndrangheta Giovanni Strangio e Domenico Condello.
Tra gli incarichi ricoperti anche quello di questore di Palermo e Napoli.
Da Palermo il sindaco Leoluca Orlando sottolinea la gratitudine della città "a un grande uomo delle istituzioni".
Un sapore particolare ha il saluto di Piero Grasso, neo presidente del Senato, che con Manganelli ha lavorato fianco e fianco.
"Esprimo profondo cordoglio – dice - per la scomparsa di Antonio Manganelli, al quale mi hanno legato affetto e amicizia per tanta parte della mia vita. Attraverso la sua carriera, giunta fino al massimo grado, e il suo incessante e proficuo impegno ha saputo mostrare, con serena semplicità, il significato del senso del dovere, della responsabilità e della lealtà nei confronti degli uomini da lui diretti". "Per me -prosegue - è scomparso oggi non solo un eccezionale servitore dello Stato, ma anche un amico e una persona con la quale ho avuto modo di collaborare più volte nel corso della mia carriera all'interno della Magistratura, sempre apprezzandone le doti non comuni di investigatore e di uomo delle Istituzioni".
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