Si sarebbe lanciato dal ponte Oreto, con al collo un cappio realizzato unendo due felpe, legato ad un palo in prossimità del punto da cui voleva saltare. Vasilj Marius, un ragazzo rumeno di quasi trent'anni aveva deciso di farla finita così, in una piovosa e caotica serata di novembre, nessuno - forse pensava - si sarebbe accorto di lui, solo in una città non sua, in cui vive di stenti col padre ammalato e che non riesce ad aiutare. La disperazione ieri lo ha portato a tentare il gesto estremo.
E' accaduto intorno alle 19. Alcuni passanti si sono accorti di quanto stava accadendo e hanno contattato il 113, da lì a poco sono arrivate due volanti U.P.G. (Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico). Gli agenti individuato visivamente il giovane che aveva già scavalcato il muro, hanno deciso di parcheggiare le auto di servizio prima del ponte per evitare di perdere altro tempo visto il traffico e per non far innervosire ulteriormente il ragazzo che alla vista delle auto avrebbe potuto reagire cadendo giù.
Dopo una breve conversazione col giovane nel tentativo di dissuaderlo, i poliziotti lo hanno afferrato in un attimo di distrazione riuscendo così a salvarlo. Hanno tagliato il cappio che gli stringeva la gola e lo hanno portato alla centrale. Vasilj in lacrime ha raccontato agli agenti alla sua storia, poi è stato poi trasportato in ambulanza all'ospedale Civico per un controllo. Una storia finita bene, grazie all'intervento tempestivo della Polizia, ma che purtroppo è lo specchio della condizione sociale e dell'alienazione di tanti giovani, soprattutto se "ospiti" di questa città, che tirano a campare, sprofondando ogni giorno che passa in uno stato d' impotenza e disperazione che, come troppo spesso accade, ha un epilogo tragico.