Si stringe il cerchio sulla discarica di Bellolampo. L'indagine, partita nel 2010, portò alla scoperta di un enorme lago di percolato all'interno dell'impianto. In seguito ad ulteriori accertamenti e rilievi, la Procura della Repubblica scoprì che il liquido, prodotto dai rifiuti in decomposizione, sarebbe arrivato ad inquinare anche le falde acquifere sottostanti, il torrente Celona, distante solo pochi metri, ed alcuni pozzi privati più a valle. Le conseguenze potrebbero ad oggi essere disastrose, se si considera anche che molte delle falde sotterranee defluiscono in mare.
I reati contestati dal Pubblico Ministero, Gery Ferrara, a vario titolo sono: disastro ambientale doloso, inquinamento delle acque e del sottosuolo, truffa, abuso d'ufficio, abbandono di rifiuti speciali, riciclo di percolato, gestione abusiva di discarica. I principali indagati sono l'ex Sindaco di Palermo, Diego Cammarata, ed il Senatore del Pdl ed ex Presidente dell'Amia, Enzo Galioto.
Ma oltre a loro risultano anche indagati tutti gli ex vertici dell'Amia dal 2007 al 2010 e cioè: Orazio Colimberti (già direttore generale), Gaetano Lo Cicero, Pasquale Fradella, Antonio Putrone, Fabrizio Leone, Nicolò Gervasi, Aldo Serraino e due altri responsabili tecnici. Coinvolti nell'inchiesta erano anche Marcello Caruso (ex assessore provinciale e presidente Amia) e Giovanni Gucciardo (ex direttore della discarica), ma per ambedue il pm ha chiesto l'archiviazione.
Ora spetta al Gip decidere se accogliere o meno la richiesta della Procura e fissare quella che sarà l'udienza preliminare. Certo è che l'entità delle accuse sia notevolissima, come anche il clamore che ne deriverà. Ma chi pagherà realmente per il danno ambientale? Come si porrà rimedio, se si potrà? E quanto tempo ci vorrà? Mentre la giustizia segue, o tenta di farlo, il proprio corso, ci sono ferite che sanguinano e continueranno a sanguinare per molto tempo, le ferite di una terra che ha già subìto troppo.