Dimissioni dei deputati ecco perchè non avverranno mai. L'adesione è una cosa la concretizzazione è un'altra. Una certezza c'è ed è quella riferibile al momento di profonda crisi istituzionale e politica che la nostra regione sta attraversando ormai da lungo corso. Le ultime amministrative hanno di fatto scoperchiato una pentola in ebollizione da mesi. Un braccio di ferro tra forze politiche e compagini di governo che sembra essere arrivato al round finale. La dismissione di buona parte della Giunta di governo regionale, che da “tecnica” ritorna politica, i malumori del Partito Democratico che, arrivato alla frutta, trova la condizione interna per mettere in discussione il sodalizio con Raffaele Lombardo, il crollo dei consensi verso il sistema partitico da parte dell'opinione pubblica, trovano sfogo in una novità, almeno nella storia politica siciliana; le possibili dimissioni della maggioranza dei deputati a Sala d'Ercole. L'iniziativa lanciata per primo dall'On. Francesco Musotto ex pdl ed ex MPA sembra riscuotere un consenso crescente di ora in ora. Sarebbero già 38 i deputati “pronti” a lasciare il loro preziosissimo posto in aula, nella consapevolezza che per generare lo scioglimento del Parlamento ne servono 46.
Ma perché tutto ciò non accadrà? Sembra molto improbabile che tale estremo atto di ratio politica che porterebbe la regione al voto immediato, avverrà mai, e i motivi sono semplici. Per prima cosa resta il fatto che è molto più semplice aderire verbalmente ad un'iniziativa, quella delle dimissioni, che dimettersi realmente. Le dimissioni sono un atto personale e non partitico, il buon costume vorrebbe che prima si formalizzino nelle mani del Segretario Generale dell'ARS e del Presidente dell'Assemblea e poi si annunzino. Altro elemento, ostativo “alla nobile iniziativa”, riguarda la situazione delle alleanze politiche in vista delle regionali e delle politiche. Il quadro infatti risulta tutt'altro che definito sia a destra che a sinistra, sciogliere i gruppi parlamentari renderebbe molto più difficile la gestione degli equilibri interni agli schieramenti, sopratutto per gli uscenti che vorrebbero la priorità nelle ricandidature. Tutto ciò, ancora di più, se si pensa che ormai comunque o a ottobre o a scadenza naturale in primavera, si è prossimi alle elezioni, e le campagne elettorali si sa costano e anche parecchio. Dimettersi oggi costerebbe a ogni singolo deputato, rispetto alla scadenza naturale del mandato, poco meno di 100 mila euro di mancati stipendi, giusto quelli che servono per finanziarsi una nuova campagna elettorale. Come andrà a finire? Che sotto la bandiera del “non lasciare la Sicilia senza una guida legislativa e politica in un momento così difficile, visto anche le dimissioni del Presidente della Regione e per mancanza di tempi procedurali”, tutti saranno pronti a dimettersi ma nessuno lo farà realmente, e i signori deputati proveranno a salvare “capre e cavoli”. Il timore è che le capre in questione siano i Siciliani...