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Dario Marasà, un altro candidato al Consiglio Comunale di Palermo con guai pregressi

 

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Che ce ne sia già uno è grave, due è troppo, ma tre, siamo all'aberrazione. Dario Marasà, candidato al Consiglio Comunale di Palermo nella lista "Ora Palermo" che appoggia il candidato a Sindaco, Fabrfizio Ferrandelli, avrebbe avuto a che fare con la giustizia e non in una sola occasione. Riportiamo integralmente l'articolo publlicato su la Repubblica di Palermo, nel 2000. In galera c'era finito nel giugno dell'anno scorso, quando i poliziotti del commissariato San Lorenzo indagavano già sul giro di prostitute dell'Est che animavano anche le notti del suo locale. Ma quella volta, a mettere nei guai Dario Marasà non furono certo le squillo venute dal freddo. Una storia di estorsioni ai danni dei soci di una cooperativa, la "Provvidenza", che per conto della Provincia di Palermo effettuava il servizio di pulizia delle spiagge. Marasà, assieme al padre e ai fratelli, venne accusato di avere imposto una "tassa" in cambio del lavoro. Un classico episodio di "caporalato" che portò alla luce il marcio dietro il business delle cooperative sociali. Nel frattempo, Dario Marasà aveva continuato a gestire il suo pub in pieno centro, "L'ora d'aria" di via Libertà, uno dei ritrovi più frequentati della città. Aveva spopolato con una simpatica trovata, quella dei telefoni ai tavoli per far comunicare i clienti tra di loro. Tu vedevi una bella ragazza, magari da sola, leggevi il suo numero in grande evidenza, alzavi la cornetta e la invitavi al tuo tavolo. Se andava bene, davi una svolta alla serata. Alla luce dell'operazione della polizia, c'è il sospetto che alcune di quelle ragazze, forse non erano capitate in quel posto proprio per caso. Marasà, comunque, questa volta ha evitato le manette. E' indagato a piede libero anche perché, spiegano gli inquirenti, è già agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte estorsioni e dunque non è in grado di inquinare le prove. A incastrare Dario Marasà sono state le dichiarazioni di un paio di testimoni che hanno parlato dei frequenti contatti tra l'indagato e Giuseppe Smeriglia, il grafico finito in carcere con l'accusa di associazione per delinquere, immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. Il titolare del pub di via Libertà avrebbe spesso richiesto a Smeriglia giovani e belle ragazze dell'Est da impiegare nei suoi esercizi commerciali di Palermo e di Sant'Agata Militello. Inoltre avrebbe anche messo a disposizione il suo pub per far entrare in Italia le ragazze, ufficialmente per assumerle come cameriere o animatrici e in realtà, secondo i poliziotti, per avviarle alla prostituzione. Molto noto è anche Beppe Mogavero, il titolare del Piano Torre Park Hotel di Isnello e del Rifugio Orestano di Piano Zucchi. Trentuno anni, assieme al padre e alle sorelle è praticamente il punto di riferimento per tutti i palermitani appassionati della neve. Chiunque sia andato a sciare dalle parti di Piano Battaglia, non può non averlo conosciuto, anche perché non è che ci siano molti rifugi in quella zona. Il suo albergo è stato scelto persino da alcune squadre di calcio per effettuare i ritiri precampionato, ed è considerato un'oasi di pace e tranquillità per sfuggire allo stress della città. Solo nel '99, hanno scoperto i poliziotti di San Lorenzo, Mogavero avrebbe richiesto ben tredici ragazze russe ad un'agenzia di San Pietroburgo per impiegarle come cameriere nel suo hotel. Giovani, belle e soprattutto disponibili non tanto a rimettere a posto le stanze, quanto a occuparle di notte facendo compagnia a clienti molto generosi. A carico del proprietario del Park Hotel ci sono anche alcuni bonifici bancari inviati all'agenzia russa di Natalia Repolskaia, la maitresse che in cambio di settanta dollari "affittava" le ragazze per un breve periodo. Nelle email intercettate dagli investigatori, poi, si parla di Mogavero come del «referente del traffico» e lo stesso Giuseppe Smeriglia lo definisce «uno che non scherza». L'albergatore, inoltre, avrebbe riscosso «direttamente e personalmente gli incassi delle prostitute provvedendo a pagare alle ragazze il compenso pattuito». Per Mogavero, Smeriglia e Giuseppe Fazio - i primi in carcere, l'ultimo agli arresti domiciliari - i sostituti procuratori Francesco Del Bene e Giovanni Scarfò hanno ipotizzato i reati di associazione a delinquere, sfruttamento della prostituzione e immigrazione clandestina.

Adesso pretendiamo un rigido controllo di tutte le liste da parte delle autorità  preposte, altrimenti le prossime elezioni amministrative di Palermo rischiano di diventare una sorta di farsa. Se i candidati a Sindaco non si preoccupano neanche di questo, come possono pretendere di ambire al Governo di una città?