E. vive in auto perchè non può più permettersi di pagare il mutuo, ma neppure un affitto; M. non può accompagnare i figli a scuola o al catechismo perchè l'auto costa troppo e ha dovuto venderla; S. non vede i figli da mesi, nonostante ne abbia tutti i diritti; F.è tornato a vivere dagli anziani genitori, un "bamboccione di ritorno" perchè lo stipendio non basta e i debiti aumentano; S. ha perso il lavoro ma ogni mese deve firmare un assegno da 700 euro se non vuole avere problemi con la giustizia; D.vorrebbe un bimbo dalla sua compagna, ma non saprebbe come garantirgli un futuro perché ogni mese versa due congrui assegni, uno al figlio avuto dal precedente matrimonio e uno per l'ex moglie – la stessa che già prima della separazione ha avuto un figlio da un altro uomo con il quale oggi vive.
Le storie sono molte e tutte diverse tra loro, c'è un solo elemento in comune: sono tutti dei papà, dei papà separati, che oggi pagano le conseguenze di scelte sbagliate, alcune volte subite contro la propria volontà. Sono dei papà che vivono lontano dai figli, che combattono per potere essere genitori nel senso più ampio del termine ma, sempre più spesso, combattono anche per potere essere "persone" con pieni diritti e piene prospettive di vita.
Palermo Report ha incontrato Salvatore Garofalo, presidente dell'associazione Papà separati onlus, cui ogni anno circa 400 uomini, solo a Palermo, si rivolgono per chiedere aiuto. Non sanno come affrontare la separazione e come mantenere un rapporto con i figli. Hanno paura, spesso, dei tribunali. Altre volte tra assegno di mantenimento per ex moglie e figli e spese legali non arrivano a fine mese. I fortunati tornano a vivere dai genitori, chi non può si deve arrangiare.
Con lui abbiamo parlato delle difficoltà degli uomini che, davanti alla fine di un matrimonio, iniziano un percorso difficile e spesso reso più accidentato dalle normative vigenti e, troppe volte, dalla loro applicazione. Nessuna presa di posizione a favore dei papà contro le mamme, ma una conversazione per fare luce su un aspetto spesso taciuto: la sofferenza e la difficoltà declinata "al maschile".
Secondo gli ultimi dati Istat i tassi di separazione e divorzio in Italia registrano un continuo aumento. "Se nel 1995 per ogni 1000 matrimoni c'erano 158 separazioni e 80 divorzi, nel 2010 si arriva a 307 separazioni e 182 divorzi. Il 68,7 % delle separazioni e il 58,5% dei divorzi ha interessato coppie con figli avuti durante il matrimonio".
Parliamo di un "esercito" di 103.478 bambini o adolescenti coinvolti nelle separazioni (49.853 i figli coinvolti in un divorzio) che nell'89,8% dei casi sono al centro del cosiddetto "affido condiviso". "La quota di affidamenti concessi al padre – spiega l'istituto di statistica – continua a rimanere su livelli molto bassi".
L'Istat conferma che "Nel 20,6% delle separazioni è previsto un assegno mensile per il coniuge, che nel 98% dei casi viene corrisposto dal marito".
Dottore Garofalo quanti sono i papà che si rivolgono alla vostra associazione?
"Annualmente a Palermo sono circa 400 i papà che si rivolgono a noi. Molti di loro sono spaventati, non sanno come affrontare la separazione e i cambiamenti che inevitabilmente porterà. Sono uomini spaventati perché consapevoli che con ogni probabilità il Tribunale affiderà i figli alle ex mogli. Hanno paura dei giudici, dei servizi sociali. Arrivano a noi tramite i mezzi di comunicazione o il passaparola, dall'esperienza di altri papà separati. Sanno che la legge, o meglio l'interpretazione che ne viene data, molto spesso tende a favorire la donna".
Cosa dite a chi vi chiama?
"Chi si rivolge all'associazione viene convocato per un incontro, durante il quale vengono esposte le problematiche riscontrate. Successivamente il papà è messo in contatto con avvocati e psicologi che lo potranno seguire nel cammino della separazione ed, eventualmente, del divorzio. Noi forniamo i contatti. Questo però non costituisce un vincolo. E' sempre il singolo che decide a chi affidarsi".
I problemi da affrontare sono diversi: da quelli materiali a quelli morali. Tematiche più connesse tra loro di quanto si possa pensare. Ogni elemento si incastra con l'altro e basta una decisione sbilanciata per creare situazioni complesse e difficili da riportare "in parità".
Quali sono le maggiori difficoltà per i padri separati?
"Problemi materiali, ovvero l'assegno di mantenimento. In alcuni casi è versato solo in favore della prole mentre in altri ne beneficia anche l'ex moglie alla quale deve essere garantito 'lo stesso tenore di vita goduto in costanza di matrimonio'. Ma questo per chi vale? C'è una parte, solitamente il marito, che si impoverisce sempre di più e una che invece mantiene inalterato il proprio tenore di vita. Di questo spesso i tribunali non tengono conto. E i papà finiscono con il tornare a casa dai genitori, ormai anziani. Altre volte sono costretti a chiedere aiuto alle compagne, che magari si chiedono 'Chi me lo ha fatto fare?"".
Altro problema è l'affidamento dei figli. Sempre più spesso si opta per l'affido condiviso.
"Condivisione che spesso però è solo formale e porta a nuovi squilibri. Quella del 'domicilio prevalente' è un'interpretazione diventata oramai consuetudine. La legge 54/06 in realtà non lo prevede. Nella nostra esperienza di associazione ci siamo imbattuti in un Tribunale che aveva addirittura un modulo prestampato 'domicilio prevalente con la madre...', si doveva inserire solo il nominativo della signora. Non è forse questo un pregiudizio di genere? Si deve valutare caso per caso, è inammissibile avere un modulo prestampato che dia per scontato una collocazione piuttosto che un'altra".
Strettamente connesso al domicilio, il tempo che al padre viene "concesso" per potere vivere con i propri figli.
"Se un uomo ha solo un giorno alla settimana come può esercitare una funzione educativa reale? Come può preservare e coltivare il legame del proprio figlio con la propria famiglia d'origine? Per educare un figlio c'è bisogno di tempo, di contatto, di dare l'esempio. E come si può farlo un giorno a settimana o ogni quindici giorni?".
E qui i problemi si sommano.
"Come può – si chiede Garofalo – un uomo mantenere la propria dignità di padre quando, per via dell'assegno di mantenimento troppo alto, si ritrova nella condizione di dover dire sempre 'no' alle richieste dei figli, anche banali? Si crea una situazione per la quale la madre, che incassa l'assegno dell'ex marito, dice facilmente 'sì', può concedere acquisti e svaghi. Il padre invece è costretto a negare anche le cose più elementari, con un'inevitabile differenza agli occhi dei figli".
Se poi gli ex coniugi iniziano un nuovo percorso sentimentale e familiare?
"Non esiste – dice Garofalo - una legge che spiega come comportarsi quando l'ex moglie inizia una convivenza stabile con un nuovo compagno. La Cassazione in più casi si è pronunciata in favore dell'ex marito, facendo decadere l'assegno in favore della donna (e lasciando quello per i figli). Ma si tratta di sentenze, non di leggi vere e proprie. Questo comporta l'apertura di nuovi procedimenti, di tribunali, di avvocati, di tempi lunghi che logorano gli ex coniugi e i figli, al centro di lunghe contese, ora economiche ora materiali".
Una somma di problemi che si traducono in coppie ai ferri corti, esasperate da tempi lunghi, da leggi spesso non al passo dei tempi.
Per questo l'associazione papà separati si è mossa, con l'Adiantum (associazione di associazioni nazionali per la tutela dei minori) anche sul fronte legislativo. Nel febbraio del 2009 sono stati presentati alcuni emendamenti alla legge 54 del 2006 in materia di affidamento condiviso dei figli. Testo assegnato alla commissione Giustizia della Camera, ma mai esitato. E oggi con lo scioglimento dei due rami del Parlamento l'iter dovrà iniziare da zero.
"La legge del 2006 è – dice Garofalo – una buona norma, certamente perfettibile. I nostri emendamenti mirano a modificare tutti i punti che, come ha dimostrato l'esperienza, si sono dimostrati 'deboli', dando luogo a interpretazioni che tendono a favorire una parte".
Gli emendamenti prevedono: il doppio domicilio obbligatorio per i figli; il mantenimento diretto per capitoli di spesa; l'affido condiviso a prescindere dalla distanza delle abitazioni dei genitori, dal loro stato di salute o dalla conflittualità; sanzioni per il genitore che ha un atteggiamento ostativo verso l'altro in tema di frequentazione della prole.
"Vogliamo il doppio domicilio obbligatorio – spiega Garofalo – perché la casa del padre è 'casa' tanto quanto quella materna. Il mantenimento diretto per capitoli di spesa diventa necessario per evitare 'abusi' da parte della persona con cui il minore vive".
A oggi, infatti, non c'è l'obbligo di rendicontare le spese effettuate con l'assegno di mantenimento per la prole.
"Questo comporta – aggiunge Garofalo – che spesso le ex mogli usano i soldi ricevuti per i figli per loro stesse o per i figli avuti in seguito". Chiediamo poi che 'l'età dei figli, il profilo sanitario dei membri della famiglia, la distanza tra le abitazioni dei genitori e il tenore dei rapporti tra questi non costituiscono criteri di deroga dal diritto dei minori all'affidamento condiviso'. Ci è capitato che un papà, a Catania, si sia visto negare l'affidamento condiviso del figlio perché malato di cancro. Decisione disumana, che annienta il padre e l'uomo".
"L'affido condiviso – precisa Garofalo – è spesso un affido esclusivo mascherato. Noi vogliamo dare un senso reale alla condivisione, per evitare che si traduca in un carico di oneri a fronte di diritti goduti solo sulla carta, ma negati nei fatti".
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