La storia si ripete. E nemmeno in termini di cicli storici, bastano pochi mesi.Il Pdl a Palermo non ha dovuto aspettare molto per vedersi confermato sotto gli occhi un trend da morale sotto i tacchi.
Maggio-ottobre, certo, quasi novembre ormai. Fanno sempre cinque mesi, dalle comunali palermitane alle regionali isolane appena passate. Nelle seicento sezioni cittadine il dato pidiellino continua a deludere, pure se per onor del vero la percentuale raggiunta passa dall'8,34 al 10 netto. A colpire comunque è la "sindrome" del terzo gradino del podio che colpisce il candidato appoggiato in città di volta in volta, prima come sindaco oggi alla presidenza della Regione. Massimo Costa, Nello Musumeci.
Palermo, dicevamo. La città delle due amministrazioni Cammarata una di seguito all'altra, quando bastava candidarsi sotto il segno di Berlusconi e il successo era garantito. Sembra passata un'eternità, e forse si è davvero conclusa un'era. Semplice dirlo, ma qualcosa è cambiato, ormai sembra in modo stabile per il Pdl palermitano. Da corazzata a tender. Un dato torna puntuale: sugli scudi non c'è più un candidato di casa. L'ex presidente regionale del Coni non aveva tessere e preferenze ben precise, tanto che passò dall'essere sindaco in pectore prima del Terzo Polo poi di Pdl-Udc-Grande sud; di Musumeci tutto si può dire, tranne che sia un berlusconiano di ferro.
C'è un nome che ogni volta torna senza mai palesarsi, quello di Francesco Cascio. E proprio l'ex presidente dell'Ars è stato il candidato Pdl più votato in città, doppiando il secondo per preferenze. Se non è un segnale questo...