Non ci volevano certo insigni studiosi di economia per sapere che la crisi è giunta a livelli preoccupanti e che la gente dovrà impegnare buona parte della tredicesima per pagare tasse e debiti. Lo scenario è drammatico, la disoccupazione giovanile, in particolare al sud, ha varcato soglie inimmaginabili e la pressione fiscale è diventata, per famiglie e imprese, non più gestibile, nemmeno con sostanziosi sacrifici. I palazzi del potere sembrano non accorgersene e una moltitudine di persone viaggia verso il baratro della povertà o è già nel baratro. In particolare, a soffrire le conseguenze dello scenario descritto, con pesanti ricadute sui contribuenti stremati, sono i comuni che a causa dei tagli indiscrimati operati dallo Stato devono aumentare le imposte locali e nonostante ciò non riescono ugualmente a garantire i servizi minimi, soprattutto quelli riferiti alla raccolta e gestione dei rifiuti e ai servizi sociali. Proprio in queste ore i palermitani sono alle prese con il pagamento della Tares, cifre da capogiro, con il contemporaneo saldo della Tarsu 2012 e dell'Imu, mentre montagne di rifiuti, paradosso stridente, sono l'addobbo natalizio più visibile, da residenti e turisti. In atto c'è uno scontro serrato tra l'Amministrazione comunale e i lavoratori della Rap che non vogliono saperne di contratti di solidarietà che graverebbero sulle loro buste paga in media 50/60 euro. Ecco un caso in cui i soldi chiesti ai cittadini, la Tares offrirà un gettito di circa 122 milioni di euro, mica bruscolini, non basteranno a coprire il fabbisogno. Occorrono altri 11 milioni circa di euro, da qui la proposta dei contratti di solidarietà. A me francamente non piace l'andare addosso al sindaco Leoluca Orlando che ha fatto e sta cercando di fare tutto il possibile per soluzioni strutturali e permanenti del problema rifiuti e penso anche che i lavoratori della Rap, ammettendo tutte le loro ragioni, non abbiano altra soluzione che accettare i contratti di solidarietà. Ma così non si può andare avanti, prima o poi si arriverà al collasso, lo stiamo vedendo con i Forconi. Non solo il sindaco Orlando ma tutti i sindaci d'Italia devono marciare su Roma, l'unica marcia auspicabile, veramente "incazzati" e chiedere un aumento dei trasferimenti, altro che riduzione, perché sono i comuni i primi interlocutori dei bisogni dei cittadini, gli stessi che giudicano la qualità della politica prima di tutto guardando alle risposte delle amministrazioni comunali a tali bisogni. E' un errore strategico non servirsi dei sindaci, anziché mandarli al massacro, per una migliore e più equa politica fiscale e dei servizi.
Pippo Russo