Le primarie, la candidatura, le polemiche, l'esclusione e, dopo poche ore, la replica.
Ieri la commissione nazionale di garanzia del Partito democratico ha deciso di non candidare più Mirello Crisafulli e Antonio Papania. Una decisione presa - nonostante i due avessero superato di gran lunga la prova delle primarie cui il partito si è affidato per scegliere il 90 per cento dei candidati - per "criteri di opportunità".
"Sono emerse - ha spiegato la commissione - situazioni relative a candidati nei confronti dei quali, per reati contro la Pubblica Amministrazione, è stata emessa sentenza di condanna oppure decreto di rinvio a giudizio'. Per essi si ritiene necessario li ricorso a valutazioni per la tutela dell'immagine e dell'interesse generale del Pd".
Ma a Crisafulli la decisione proprio non piace e non resta certo in silenzio.
"Ho il dovere – dice - di rassicurare i dirigenti, gli iscritti al Pd, le cittadine e i cittadini che hanno partecipato alle primarie, dandomi il loro consenso: l'esclusione dalla lista non è stata supportata da nessun articolo di legge né da alcun articolo del Codice Etico. La mia candidatura non contrasta con nessun principio in esso contenuto, come espresso dalla commissione regionale di garanzia prima, e dal documento sottoscritto da tutti i segretari provinciali e dal Segretario regionale Giuseppe Lupo dopo".
Secondo Crisafulli "La commissione nazionale ha posto una questione di 'opportunità', dopo la gogna mediatica alla quale sono stati sottoposti non solo io ma buona parte del territorio regionale Siciliano e in maniera particolare la provincia di Enna. Un atto di vera e propria epurazione che di democratico non ha nulla, figlio di un'aggressione condotta contro il PD e i suoi dirigenti radicati nel territorio. Un succedaneo dell'ormai consolidato 'metodo Grillo'".
Toni non meno polemici da Papania.
"La mia posizione - ribadisce - è, indiscutibilmente e senza equivoci, in maniera assoluta coerente e conforme non soltanto al Codice Etico del partito, ma anche e soprattutto a tutte le leggi in vigore in materia di incandidabilità. La commissione, essendo organo di garanzia, avrebbe dovuto attenersi rigorosamente ed esclusivamente a suddetta valutazione. Ritengo di aver subito un'ingiustizia, evidentemente maturata per effetto del circo mediatico, ma inviterò comunque a votare per il Partito Democratico. Per quel che mi riguarda, avvierò una riflessione, insieme ai miei amici di sempre".
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