Milioni e milioni di euro in forma di fondi dell'Unione Europea piovono ogni anno sul nostro Paese e non vengono percepiti; o per ritardi burocratici, o perchè la malavita e le mafie si avventano su di essi come cavallette. Siamo secondi solo alla Bulgaria. La fetta più grossa spetta alle regioni obiettivo uno, ovvero quelle dove le mafie sono più radicate nel territorio: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
Solo un anno fa, Beppe Pisanu; Presidente della Commissione antimafia, aveva lanciato l'allarme sull'assalto ai fondi 2007-2013. La Corte dei Conti europea ha stabilito che ogni anno l'Italia percepisce illecitamente circa 800 milioni di euro tra frodi comunitarie e finanziameti illeciti. Il denaro finisce nelle casse della criminalità attraverso la compiacenza della mafia stessa e il benestare di professionisti, imprenditori, politici e istituzioni a tutti i livelli. Nessun settore finanziabile sfugge alla criminalità; agricoltura, turismo , formazione, imprenditoria, praticamente una ramificazione orizzontale e tentacolare al contempo.
Decine di milioni di euro sono frammentati e ripartiti in sottomisure, così da eludere i controlli e rendere più piccoli gli importi. Da tempo ormai Dia e Dna si concentrano sulle truffe comunitarie del Mezzogiorno dove è più facile attingere alle casseforti di Bruxelles .
Un vero sottobosco, ramificato a più livelli, forma oggi il nuovo sistema criminale. Avvocati, notai, pubblica amministrazione, e vari ordini fanno da collante tra le mafie e la politica. Banche e colletti bianchi fanno da apripista nel nuovo organico mafioso. Il sistema bancario, soprattutto nel Mezzogiorno, è oggetto di indagine da parte della commissione antimafia. Il copione si ripete in forme diverse ma non cambia nella sostanza. Una vera e propria connivenza tra sistema creditizio e criminalità. Dai falsi rendiconti alle fatture gonfiate, dalle improbabili dichiarazioni di buono stato patrimoniale di un'impresa fino a inesistenti corsi di formazione.
Tutto volto a giustificare una spesa o un bilancio creato ad hoc. Solo tra Sicilia e Calabria i contributi europei si perdono e si diramano in una merea di destinazioni ambigue: botteghe artigiane, autoscuole, piccole imprese....insomma un marasma frammetato e incontrollabile per le fiamme gialle. La Sicilia detiene il primato dei finanziamenti a pioggia. L'ultimo dato aggiornato risale al 31 agosto, in cui su 500 interventi programmati, la metà riguardava finanziamenti più o meno irrisori che cumulati ammontavano a milioni di euro: gelaterie, torronifici e via dicendo.. . La cifra più clamorosa è toccata alla Coppa degli assi a Palermo - 460 mln di finanziamento. Per non parlare dell'annuale Cous Cous fest di San Vito Lo capo – un mln di euro in due edizioni - .
Non fanno eccezione Campania, Calabria e Basilicata che dietro festival, sagre e rassegne culturali, imbarcano ogni anno cifre esorbitanti. Ad invertire la rotta, per fortuna, ci pensa la Lucania. In mezzo a tanto "lerciume" un faro rosso si accende in questa piccolisssima e virtuosa regione del Sud Italia che ha pensato bene di investirre le risorse ed assa erogate, nel turismo, facendolo crescere in numeri e marketing territoriale. Onore al merito.